ECCO IL PALINSESTO DI RADIO LANGONE LIBERA!
Camillo Langone per Il Foglio
Alza la tua radio, per favore, lettore amante della libertà di espressione. E che sia sintonizzata su Radio Langone, emittente clandestina non soggetta alla censura che oggi in Canada e domani nel resto del mondo vuole bloccare “Money for nothing” dei Dire Straits perché il testo contiene la parola “faggot” (frocio). Purtroppo non posso proporti quel pezzo dei Luti Chroma che faceva “combatti sporco giudeo / cavallo nel mio rodeo”: mille anni fa lo ascoltai sul vinile del mio socio di discoteche Giuseppe Gherardini, oggi non riesco a recuperarlo nemmeno su internet.
In compenso la mia personalissima playlist di canzonacce fuorilegge, insultanti e discriminatorie, prevede “Colpa d’Alfredo” e un Vasco non ancora imbolsito e imperbenito che canta “è andata a casa con il negro, la troia”; “A voi Romani” di Alberto Fortis, “io vi odio a voi romani / io vi odio tutti quanti / distruttori di finanze e nati stanchi / siete un peso alla nazione / siete proprio brutta gente / io ti odio grande Roma decadente” (chiedo scusa per la citazione troppo lunga ma faccio fatica a tagliare ciò che considero vangelo); “Sister Morphine” di Marianne Faithfull dove si dice che la droga è buona e fa bene, analogo concetto di “Sex & drugs & rock & roll” (“are very good indeed!”) di Ian Dury; “Io berrò alcol” di Bugo, “a dismisura / senza paura”, contro qualsivoglia proibizionismo ed etilometro; “You can dance” nella versione video in cui un Bryan Ferry sessantacinquenne gorgheggia circondato da nugoli di magnifiche ventenni, presumibilmente pagate per stargli davanti a dimenarsi; “Garota de Ipanema” dove il “corpo dourado” eternato da Vinicius de Moraes, poeta di mezz’età, apparteneva all’ultraminorenne che gli passava davanti tutti i giorni tornando da scuola; “Che cosa succederà alla ragazza” del sublime Battisti panelliano, la storia di due o più sadici (il numero non è chiaro) che a una fanciulla dall’aria ben poco consenziente ne fanno di ogni; la “Canzone dei sanfedisti”, elogio della pena di morte mediante impiccagione; l’Inno al Re delle Due Sicilie come pernacchio raffinatissimo (composto da Paisiello!) ai tromboni del centocinquantennale…
Per finire in bellezza con una canzone da estradizione: la fresca fresca “Qui êtes-vous?” di Emmanuelle Seigner in cui il vecchio Polanski, con quella voce da stupratore di tredicenni che si ritrova, ha il coraggio di infilarsi nel letto di una giovane polposa che non ne vuole sapere e sibilare: “Je suis l’amour en personne”.
Leggi Neppure i Dire Straits possono dire “frocio” in Canada
Tag: Alberto Fortis, Camillo Langone, Il Foglio, libertà, Lucio Battisti, Radio Libera, Vasco Rossi
11 febbraio 2011 alle 15:55 |
Anche “Cocaine” di Eric Clapton non è che parli male della droga. Il mondo è pieno di canzoni poco corrette…