Posts Tagged ‘Trump’

Politica internazionale

25 settembre 2017

“Se vogliamo il bene del mondo, bisogna giocare tutte le carte, loro i nordcoreani un segnale distensivo lo hanno dato, con Kwang-Song Han, ad esempio, il calciatore nordcoreano che è venuto in Italia, a Perugia, a giocare. Un segno di distensione”.

Antonio Razzi

Gli analista di sta cippa

10 novembre 2016

Come faccio a non vantarmi del fatto che avevo ragione? E infatti lo faccio.

La cosa bellissima però è che anche Pigi Battista mi dia ragione in pieno. Sembra quasi che abbia letto il mio blog (magari lo fa per davvero).

Non ho e non mai avuto una grande stima per lui, ma devo dargli atto di essere uno dei pochi giornalisti italiani che adesso ha avuto il coraggio di fare autocritica.

Il commento alle elezioni americane comincia con una bella presa di coscienza:

[…] Non era prevedibile una tale concentrazione di sondaggi farlocchi, di previsioni fallaci, di analisi sballate, di certezze finite in frantumi, di ironie controproducenti, di teoremi infondati, di desideri scambiati per realtà. Risultato straordinario di strafalcioni e deduzioni semplicistiche. Si era detto. Meglio: avevano detto. Meglio ancora: avevamo detto, tutti noi dei giornali e dei media.

E continua poi con l’auto “j’accuse”. Un “je m’accuse”, si potrebbe chiamare:

Non ne hanno, non ne abbiamo azzeccata uno, sulle donne, sui neri, sui latinos, sui repubblicani dissidenti, eppure ci si stupisce, come se la realtà avesse fatto un dispetto agli «analisti» — non adeguandosi alle loro ingiunzioni e alle loro previsioni. Analisi. O meglio: tifo. Tifo accecante, almeno stavolta.

Battista è poi d’accordo con me anche riguardo “gli analisti”, quelli che io senza mezzi termini avevo definito “le élite americane e italiane che hanno in comune il fatto di aver perso completamente contatto con la realtà della gente comune”.

Gli «analisti». E cioè, chi sarebbero, che titoli hanno, dove si è formata la loro sicumera: nelle aule universitarie, o nelle cattedre del sentito dire, o in qualche bistrot con un bicchierino come ausilio per la dissertazione chic? E le fonti degli «analisti» dove si trovano? Difficile da dire. Però facile da immaginare che siano persone che frequentano gli stessi ambienti, hanno gli stessi tic, parlano lo stesso linguaggio. E che perciò sono incapaci di captare il linguaggio di chi sta fuori, di chi sta lontano e che dunque vota in modo bizzarro e imprevedibile.

Per una volta: chapeau a Pigi Battista.

Trump presidente!

8 novembre 2016

Mi sbilancio: secondo me vince Trump.

Secondo quasi tutti i sondaggi è in svantaggio e praticamente tutta la stampa italiana lo dipinge come un pazzo pericoloso che non deve andare al potere, mentre tratteggiano la Clinton come una donna di Stato.

Quello che non scrive quasi nessuno, tranne qualche giornale di nicchia, è che la Clinton in America ha attraversato scandali ben più gravi di quelli che il Corriere e Repubblica pubblicizzano su Trump. Il cosidetto “mailgate” è stato percepito come molto più grave – dal pubblico americano – delle cazzate tipo le dichiarazioni di 25 anni fa di Trump sulle donne.

La smorzo, va: non so se vincerà Trump o meno, ma penso che lo scarto sarà comunque minore di quello che le élite americane e italiane (che hanno in comune il fatto di aver perso completamente contatto con la realtà della gente comune) spacciano da mesi sui giornali.

E aggiungo una cosa. La stampa americana ha fatto con Trump lo stesso errore che quella italiana ha fatto con Berlusconi: demonizzarlo quotidianamente su tutti i mezzi di comunicazione non fa altro che attirare le simpatie della gente comune e rinsaldare le fila dei suoi fan.

In ogni caso, chiunque vincerà, sono d’accordo al 100% con quello che dice Marcello Foà sul Corriere del Ticino. Anche se “in un’America normale, Trump avrebbe potuto essere, al massimo, la star di un reality televisivo”, in realtà:

quando ci si chiede quale sia il candidato migliore, io rispondo che bisogna chiedersi quale sia quello meno scadente e meno pericoloso per noi europei.

Trump è un’incognita ma l’esperienza dimostra che quando personaggi eccentrici entrano nella stanza dei bottoni, di solito moderano la propria visione del mondo, si rendono conto del proprio potere e diventano più prudenti. Trump è un uomo d’affari: sa che ci sono delle linee rosse da non superare.

Hillary, invece, purtroppo è senza misteri: rappresenta la continuità della politica neoconservatrice che, dall’11 settembre 2001, ha caratterizzato la politica estera americana e che si è tradotta nella destabilizzazione dell’Iraq, dell’Egitto, della Tunisia, della Libia, della Siria, dell’Ucraina, in una guerra al terrorismo che ha portato a più terrorismo e alla nascita dell’Isis, in circostanze peraltro molto ambigue. Rappresenta quella parte di America che vuole regolare i conti con la Russia, perseguendo una politica anti Putin pretestuosa e per noi europei nefasta. Una politica che domani potrebbe condurre a una guerra con il Cremlino.

Ecco perché tra i due candidati il più pericoloso, per noi europei, è, paradossalmente, colei che la stampa dipinge come moderata e progressista: Hillary Clinton.