Lunedì 6 maggio 2013 va in onda la penultima puntata dell’ottava stagione della serie televisiva statunitense “How I met your mother“. Due dei coprotagonisti, Marshall e Lily, devono trasferirsi in Italia, a Roma, per questioni di lavoro. Il loro amico Ted allora li aiuta nel decidere cosa portare con loro e cosa lasciare a New York.
La situazione si arena quando si deve decidere su un vecchio pouf rosso, consunto e puzzolente. Ted vorrebbe convincerli a portarlo con loro, ma la coppia non vuole.
Ed ecco che scatta la battuta su Silvio Berlusconi.
Oh, ragazzi, ma avete sentito l’ultima? Pare che Silvio Berlusconi, noto imprenditore soprattutto nel campo delle telecomunicazioni, voglia fondare un nuovo partito chiamato Forza Italia e candidarsi Primo Ministro alle prossime elezioni.
Nella casa delle libertà ognuno fa un po’ quello che gli pare, recitava (invero con accenti più triviali) una battuta di Corrado Guzzanti dei primi anni Novanta. Oggi, a vent’anni dalla costruzione di quella casa in cui la libertà era sinonimo di licenza, restano macerie dirute su cui ancora si erige l’adulterio della verità. E’ infatti di queste ore il dibattito sulle dichiarazioni di Pietro Grasso, procuratore generale antimafia, il quale vorrebbe conferire un onore davvero eccezionale a Silvio Berlusconi, già primo ministro dal 1994 al 2011 con significative (ma forse insignificanti) interruzioni. “Darei un premio speciale a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia. Ha introdotto delle leggi che ci hanno ci hanno consentito di sequestrare in tre anni moltissimi beni ai mafiosi,” ha dichiarato Grasso alla trasmissione radiofonica la Zanzara,in onda su Radio 24.
Il giornalista Alessandro Calvi del Riformista continua nella sua indagine per capire cosa fosse davvero l’Anello. Stavolta intervista lo storico Aldo Giannuli, consulente della Commissione stragi dal 1994 al 2001 ed esperto di servizi segreti. Giannuli cerca soprattutto di capire il perché Licio Gelli sia uscito con quella dichiarazione proprio adesso. Facendo riflessioni che probabilmente non vanno troppo lontano dal bersaglio.
Proprio nel bel mezzo di tale momento, Gelli dice che gente come Andreotti e Cossiga non ce n’è più in circolazione e sembra mollare Berlusconi che, pure, era iscritto alla sua Loggia P2. E, mettendo tutto insieme, sembra quasi che stia dicendo che il campo è libero. «Già – riflette Giannuli – forse sta preparando il terreno a qualche fratellino in arrivo. D’altra parte, Berlusconi da qualche tempo non è molto simpatico agli americani e il cuore di Gelli notoriamente batte su quella sponda dell’Atlantico. Forse qualche sgarbo sull’energia, forse altro. Ma il gioco è ancora incomprensibile. Ciò che mi pare chiaro è che il Noto Servizio è un amo. Ora si deve capire cosa quell’amo pescherà».
Il magistrato di Milano Guido Salvini dice la sua sull’Anello, quest’associazione segreta interna ai servizi che, secondo Licio Gelli, vedeva Andreotti al vertice.
“La P2, Gladio e le altre organizzazioni in attività si possono considerare come cerchi concentrici o foglie di carciofo le quali, pur avendo ciascuna un proprio ruolo, hanno comunque dei punti di collegamento”.
Ecco l’intervista completa.
——————————————————————————— «Vi spiego cos’è l’Anello di Gelli»
di Alessandro Calvi
Guido Salvini. Spiega il magistrato che la struttura parallela, e segreta, di cui ha parlato il capo della P2, attribuendone la guida ad Andreotti, era «politica» e serviva per operazioni con mezzi illeciti in chiave anticomunista.
Il neo-partito di Gianfranco Fini, Futuro e libertà per l’Italia, non se la passa per niente bene. Doveva essere la nuova forza democratica italiana, pronta a spazzare via Berlusconi. E invece sta già perdendo i pezzi fra chi fa dell’anti-berlusconismo il suo cavallo di battaglia, chi vuole essere più autonomo da Berlusconi ma rimanere comunque a destra e chi invece strizza l’occhio a Rutelli e Casini e magari anche un po’ più in là.
PADOVA – «Io non racconto barzellette e disistimo chi lo fa. Io uso delle storielle per scolpire dei concetti», firmato Silvio Berlusconi. Simone Barillari, saggista, 39 anni, ha raccolto e analizzato le barzellette di Berlusconi contestualizzandole politicamente, spiegandone il valore e l’efficacia andando oltre la solita teoria del Berlusconi come comico prestato alla politica. Ne è nato un volume, edito da Marsilio, dal titolo «Il re che ride».