WASHINGTON — The Army general in charge of the Pentagon’s failed $500 million program to train and equip Syrian rebels is leaving his job in the next few weeks, but is likely to be promoted and assigned a senior counterterrorism position here, American officials said on Monday.
Ovvero: Il generale dell’esercito a capo del fallito programma da 500 milioni di dollari per addestrare ed equipaggiare i ribelli siriani lascerà il proprio lavoro nelle prossime settimane, ma sarà probabilmente promosso e assegnato a una posizione di antiterrorismo qui [in America].
Notizia numero 1– Ulteriore ammissione ufficiale del fatto che esisteva un piano per addestrare e armare i ribelli (ma in fondo questo non fa quasi più notizia. O sì?);
Notizia numero 2– Il piano è costato ben 500 milioni di dollari. Cioè: in un Paese con 50 milioni di poveri, il Governo Usa si permette di spendere una vagonata di soldi solo per rovesciare un governante dall’altro lato della terra che non è allineato alle direttive americane… In un mondo normale questo provocherebbe un po’ di scandalo o – che so – almeno un po’ di indignazione. A quanto pare invece è tutto normale;
Notizia numero 3– Anche negli Stati Uniti la meritocrazia non funziona proprio bene;
Notizia numero 4– Cioè, davvero: 500 milioni di equipaggiamento e personale per addestrare degli assassini tagliagole?
Però… Bel lavoro Obama – Premio Nobel per la Pace 2009!
L’ex Presidente della Francia Nicolas Sarkozy è stato posto in stato di fermo dalla magistratura francese con l’accusa di aver provato a corrompere un giudice.
Dopo le risate che si è fatto lui quasi 3 anni fa, credo che adesso sia il turno di Berlusconi di godersi un po’ i giornali francesi.
Di Sarkozy, che in Francia è considerato un pagliaccio alla stregua se non di più che il Berlusca da noi, si ricordano anche la grandissima capacità di reggere l’alcool e la prontezza con cui risponde ai cronisti.
di Massimo Fini per Il Fatto Quotidiano dell’8 marzo 2014
Il segretario di Stato americano John Kerry ha affermato: “I russi invadono un altro Paese sulla base di pretesti fabbricati ad arte” e ha lamentato, come gli alleati europei, “la violazione del territorio di uno Stato sovrano“. Ebbene che cos’è stato nel 1999, quando l’11 settembre era ancora di là da venire, il bombardamento per 72 giorni di una grande capitale europea, Belgrado, se non la violazione dell’integrità di uno Stato sovrano, la Serbia, che aveva i suoi problemi interni come oggi ha l’Ucraina, con la differenza che in quell’occasione ci furono 5.500 morti? Che cos’è l’invasione dell’Afghanistan (2001) e la sua occupazione mantenuta prevalentemente con l’uso dell’aviazione e con gli aerei-robot, i Dardo senza pilota ed equipaggio, ma armati di missili, in una guerra che dura da 13 anni ed è la più lunga dai tempi di quella dei Trent’anni (più di 100 mila morti civili)?
Che cos’è l’aggressione all’Iraq nel 2003 se non l’invasione “di un Paese sulla base di pretesti fabbricati ad arte”, nel caso le “armi di distruzione di massa” che Saddam non aveva più perché, dopo che Stati Uniti, Francia e Urss, gliele avevano fornite, il rais di Baghdad le aveva usate sui curdi e i soldati iraniani (160 mila morti nella guerra all’Iraq)? Che cos’è l’aggressione alla Somalia (2006/2007), via Etiopia (Paese di specchiata rispettabilità democratica), perché le Corti Islamiche avevano avuto il torto di sconfiggere “i signori della guerra ” locali e di aver riportato un po’ di ordine e di unità in quel Paese? Che cos’è l’aggressione alla Libia (2011) per togliere di mezzo un dittatore , che qualche seguito nel suo popolo ce l’aveva, e mettere al suo posto non si sa bene chi?
A Paolo Guzzanti suona “terribile il cingolo dei carri armati”. A me il rombo dei bombardieri.
“Da quando il governo degli Stati Uniti sottoscrive e difende sinceramente il concetto di sovranità e integrità territoriali? Certamente non lo stanno facendo in Siria. E sicuramente non lo hanno fatto neppure quando hanno attaccato la Libia. E nemmeno quando hanno invaso l’Iraq. E sicuramente non lo hanno fatto neppure quando hanno attaccato la Serbia a favore del Kosovo, riconoscendo poi l’unilaterale dichiarazione di indipendenza del Kosovo stesso. Il governo degli Stati Uniti rispetta sovranità e integrità territoriali solo da un punto di vista meramente formale, poi però sceglie attentamente a chi accordarle”.
Marcus Papadopoulos – commentatore politico intervistato da Russia Times
Riporto di seguito alcuni stralci del racconto di Domenico Quirico del suo sequestro in Siria per mano dei cosiddetti “ribelli”. La lettura dell’articolo è molto utile per far capire cosa sta succedendo in Siria e quali sono le forze in campo che stanno combattendo contro il governo di Bashar al Assad.
Fra parentesi e in corsivo, alcune mie note per far capire meglio il testo e alcune considerazioni.
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Il racconto di Domenico Quirico
“Io, tra bombe, fughe e umiliazioni”
Di Domenico Quirico per la Stampa
[…] All’uscita della città (Al Qusayr) siamo stati affrontati da due pick-up con a bordo uomini con il viso coperto. Ci hanno fatto salire sui loro mezzi, poi ci hanno portato in una casa e ci hanno picchiato sostenendo di essere uomini della polizia di regime. Nei giorni successivi invece abbiamo scoperto che non era vero, perché erano dei ferventi islamisti che pregavano cinque volte al giorno il loro Dio in modo flautato e dotto. Poi, il venerdì hanno ascoltato la predica di un predicatore che sosteneva la jihad contro Assad. Ma la prova decisiva l’abbiamo avuta quando siamo stati bombardati dall’aviazione: era chiaro che quelli che ci tenevano in ostaggio erano ribelli.
[…]
Questo Abu Omar (il capo dei sequestratori) copre con una vernice islamista i suoi traffici, le sue attività illecite, e collabora con il gruppo che successivamente ci ha preso in carico, Al Faruk.
Al Faruk è una brigata molto nota della rivoluzione siriana, fa parte del Consiglio nazionale siriano, e i suoi rappresentanti incontrano i governi europei. (more…)
Chi ha paura ancora dell’America? O peggio, chi rispetta ancora gli Stati Uniti? La vicenda di Ed Snowden ha messo di nuovo sotto gli occhi di tutti l’impotenza dell’attuale amministrazione americana nel dettare legge in campo internazionale. Quello che una volta era il Paese più temuto, rispettato, autorevole e ascoltato sia dai propri alleati che dai propri nemici, adesso sembra aver perso parecchio del suo smalto.
Il nuovo Assange
Edward Joseph Snowden è un cittadino statunitense di 30 anni che lavorava come tecnico informatico per la Booz Allen Hamilton, azienda di tecnologia informatica consulente della Nsa, la National Security Agency, ovvero una delle organizzazioni statunitensi che si occupano della sicurezza nazionale. Snowden si trovava in congedo temporaneo quando il 20 maggio scorso volò verso Hong Kong. Si trovava ancora nell’ex colonia britannica quando le prime informazioni sulla Nsa cominciarono a trapelare sui giornali. Da quel momento e per quasi la totalità di giugno, è stato coinvolto in una serie di rivelazioni che molti hanno definito come le più importanti della storia della Nsa.
Non è intenzione del presente articolo entrare nello specifico dell’analisi riguardante lo scandalo chiamato “Datagate”. Piuttosto si vuole sottolineare come da allora Snowden sia diventato il ricercato numero uno per gli Stati Uniti. Agli occhi del pubblico, invece, è diventato il nuovo Julian Assange, paladino della libertà di informazione nel mondo.
Estradizione
Il governo americano sta cercando in tutti i modi di ottenere l’estradizione di Snowden. Per Obama è soprattutto una questione di immagine e di deterrenza. È fortemente probabile infatti che l’ex funzionario non abbia agito da solo e faccia parte di una strategia più ampia (forse di lotta interna ai servizi statunitensi). Tutti i responsabili della fuga di notizie riservate saranno cercati con calma e sottotraccia, come si confà a una vera agenzia di intelligence. Tuttavia gli Stati Uniti non possono permettersi di lasciare impunito l’ex funzionario: rappresenterebbe un messaggio estremamente negativo e un colpo molto forte alla propria credibilità. Nel caso la passasse liscia, Snowden potrebbe trovare molti altri emulatori. E ciò non è in alcun modo ammissibile.
Spero sia chiaro a tutti che quella in corso in Libia è una vera guerra. Si può essere d’accordo o meno, ma non ci si può oramai più rifugiare dietro nessun paravento Nato o a qualche risoluzione Onu.
Infatti, la risoluzione 1973 dice di voler proteggere i civili libici e di ordinare per questo una no-fly zone sui cieli di tutto lo Stato.
Daniele Scalea di Eurasia pubblica un bell’articolo sui cablogrammi di Wikileaks e sui rapporti fra Russia e Italia. E rivela un passaggio di un cablogramma inviato dall’ambasciatore statunitense Ronald Spogli che non ha avuto la stessa pubblicità di altri.
Le sigle si riferiscono a particolari uffici dell’Ambasciata: Pol = Ufficio Politico; PA = Ufficio Affari Pubblici; Econoff= Ufficio Economico.