Su L’Aquila si dicono tante cose. C’è chi loda il “miracolo” svolto da Bertolaso e Berlusconi, che in pochi mesi hanno dato una nuova casa a migliaia di persone, e chi invece all’opposto si lamenta e dice che la città in pratica è morta.
Dov’è la verità? Come al solito, probabilmente, sta nel mezzo.
Ieri 11 settembre, a quasi un anno e mezzo dalla tragedia, i giornalisti del Corriere della Sera Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella (quelli del famoso La Casta) hanno pubblicato un lungo articolo, ben dettagliato, su quello che avviene nel capoluogo abruzzese. Sottolineando ciò che non va, ma non tacendo ciò che comunque di buono è stato fatto. Eccolo.
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«Ci hanno trattato come terremotati del Sud». Giusi Pitari, la docente anima del «popolo delle carriole», avverte che le sue parole van capite bene. Che non c’è retropensiero razzista. Che lei semmai sta tutta dalla parte dei meridionali e che questa idea dei «terremotati del Sud», visti come una plebe da trattare come plebe, è nella testa di chi l’ha gestito, quest’anno e mezzo trascorso dalla notte in cui l’Appennino diede lo scrollone che devastò l’Aquila, straziò altri 56 comuni, uccise 308 persone.