«L’ingiustizia divina è forse quella per cui ogni mattina mi alzo titubante e svogliato e mi dirigo al bagno pronunciando sempre le solite parole: “Non voglio lavorare“; mentre alla stessa ora, in un altro bagno, in un’altra casa, qualcuno si alza e demotivato e deluso dice: “Voglio trovare un lavoro, non ne posso più”».
«Dai più verrei considerato io un fortunato – sapete, il tempo, il contesto, la crisi – e non posso che condividere. Ma verrei considerato anche come un antipatico, ingrato, che non sa gioire delle sue fortune, una sorta di mangiapane a tradimento».
«Ma fate solo lavorare, che so – un annetto – l’altro anonimo lamentoso e vedrete che il mio lamento diverrà il suo».
«Ergo ne deduco che il lavoro è quella cosa con la quale e senza la quale tutto va molto male».
Riflessione che un amico mi ha mandato una volta via mail e che condivido totalmente.