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Altro che dissidente. Chi è davvero Ablyazov, l’oligarca in fuga

18 luglio 2013

di Pietro Acquistapace per EastJournal

L’espulsione della moglie e della figlia del dissidente kazako Ablyazov è diventata uno scandalo nazionale. I giornali si rincorrono cercando di strumentalizzare la vicenda a favore di questa o quella parte politica. Ma la realtà è assai più complessa e molte sono le zone grigie. Cominciamo da lui, chi è Mukhtar Ablyazov?

Affarista kazako ritenuto un giovane di belle speranze, assai vicino al regime del presidente Nazarbayev, si arricchisce (come molti altri) in seguito al crollo dell’Unione Sovietica. Verso la fine degli anni Novanta viene nominato ministro per l’Energia. Quello dell’energia è un settore strategico in Kazakhstan, una gallina dalle uova d’oro su cui tutti, dentro e fuori il paese, vogliono mettere le mani. Qui iniziano i suoi guai. Accusato di corruzione, incarcerato, viene poi “perdonato” dal presidente Nazarbayev e torna alla vita politica fondando un partito di opposizione. Ma l’opposizione, in Kazakhstan, è fantoccia e serve al regime per legittimarsi al potere. Oppure è finanziata (e protetta) dalle potenze occidentali. Ablyazov più che alla politica pensa però agli affari e conquista la banca kazaka BTA incrementandone il volume di affari grazie ad una congiuntura economica favorevole.

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Scovate le differenze

26 agosto 2011

Time, Guardian, Internazionale: evidentemente questa foto è piaciuta.

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La strategia del bollitore

29 marzo 2011

La tattica di contenimento della polizia inglese per fare sbollire – o fare scoppiare – le manifestazioni di questi mesi.

di Edoardo Bergamin

Si chiama kettling, dal nome inglese del bollitore (kettle), perché al suo interno le persone si consumano poco a poco fino a raggiungere il loro punto d’evaporazione, quando stanche e annoiate non desiderano altro che tornare a casa. È la tattica adottata dalla polizia inglese per gestire e contenere le manifestazioni di strada, e ha qualcosa di simile alla recinzione del bestiame. È sufficiente sbarrare accessi e vie di fuga con cordoni umani, non disperdere le forze in singoli combattimenti, e attendere che freddo, fame e fatica facciano il grosso del lavoro. Dopo qualche ora anche i dimostranti più violenti perdono molte delle loro energie.

La prima volta che è stato adottato, il kettling è servito a disciplinare le proteste contro la riunione del WTO a Londra nel 1999, ma il metodo di contenimento ha fatto scuola e oggi episodi di contenimento durativo si contano anche in altri paesi (Germania, Francia, Canada e a Copenaghen durante la conferenza sul cambiamento climatico). Non se ne discute l’efficacia – anche preventiva, se come scrive l’Independent la paura di essere intrappolati allontanerebbe le famiglie dalle piazze – ma la legittimità.

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Le parole sono importanti!

11 settembre 2010

ANSA

LONDRAAccoltellata e strangolata con il filo elettrico della sveglia per avere urlato il nome di un altro mentre faceva sesso con il suo compagno: così è morta Joanne Kitchen, 41 anni e madre di due figli. Il Daily Telegraph, che riporta oggi il caso, scrive che il compagno di Kitchen, Gary Higgs, 44 anni, l’ha uccisa in preda ad un raptus di rabbia dopo averla udita urlare ‘Chris’ durante l’atto sessuale. I due si erano conosciuta l’anno scorso tramite Facebook, e da dicembre conviveva in un appartamento a Radcliffe, vicino a Manchester. Amici e parenti hanno raccontato che erano sempre sembrati una coppia “molto serena” e secondo quanto è stato appurato dalle indagini della polizia, Higgs non aveva motivo di sospettare che la compagna avesse un’amante. L’omicida è stato condannato all’ergastolo dal tribunale di Manchester e potrà chiedere uno sconto della pena soltanto tra una quindicina d’anni. Il giudice che si è occupato del caso ha infatti sancito che “non ci sono scuse” per il suo comportamento. In tribunale Higgs si è dichiarato “molto pentito” delle sue azioni: “Non le volevo fare del male, ma mi sono infuriato nel sentirla gridare il nome di un altro, non ci ho visto più. Ora mi rendo conto di ciò che ho fatto e sono pentitissimo”.