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Rampini e lo smart working (che non si chiama “smart working”, poi)

6 agosto 2020

2015: due intellettuali italiani discutono sul futuro del mondo

Il giornalista Federico Rampini se la prende in Tv con lo smart working.

“Bisogna fare pulizia dei sabotatori della rinascita italiana – ha detto in diretta, spalleggiato dagli altri ospiti -. Andiamo a guardare cos’è stato il crollo della produttività dei lavoratori pubblici che si sono fatti a casa il lockdown con il cosiddetto smart working“.

Secondo Rampini questa gente si è fatta “le vacanze a casa, il lockdown è diventato un alibi per i lazzaroni”.

Le polemiche e le risposte piccate per gli insulti gratuiti contro chi lavora nella pubblica amministrazione non sono mancate.

Ma per me il punto non è tanto quello. La questione che va sottolineata è come, ancora una volta, la classe dirigente italiana si dimostri completamente fuori dal tempo, incapace di comprendere la realtà che la circonda e bloccata nelle sue convinzioni e schemi mentali antiquati e sorpassati.

Perché la società e il mondo del lavoro, senza che Rampini e i suoi accoliti se ne accorgano, si evolvono molto in fretta; e il telelavoro e lo smart working (che non sono proprio la stessa cosa) rappresentano in realtà un futuro molto più vicino di quello che si pensi.

Molti datori di lavoro in tutto il mondo lo stanno capendo.

Rampini no.

Pillole di Svezia/6

23 marzo 2015

In questi ultimi giorni mi è apparsa lampante la grande differenza di mentalità e di approccio alla vita che esiste fra il popolo italiano e quello svedese.

Sulla metro o sugli autobus o sui muri cittadini di Stoccolma è infatti tutto un fiorire di annunci tipo questo:IMG_1921

Testualmente recita: “Lavoro estivo per te che hai tra i 16 e i 19 anni”.

Sembra solo un annuncio di lavoro, ma non è così. Perché mostra come gli svedesi siano “costruiti” sin da giovani al fine di lavorare. Il messaggio è che il lavoro è importante nella vita: “Guadagna i tuoi soldi autonomamente, renditi indipendente. D’inverno studia, ma d’estate vai a lavorare!” (per poi spendere i tuoi soldi in cazzate… ma di questo magari ne parliamo un’altra volta).

In Italia invece è assolutamente l’opposto. (more…)