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I bambini degli altri: un po’ meno “bambini” dei nostri/2

29 agosto 2014

Un articolo di Gideon Levy per Haaretz

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Dopo il primo bambino, nessuno ha battuto ciglio. Dopo il cinquantesimo, sull’ala di un aereo non si è avvertito neppure un lieve tremore. Dopo il centesimo, hanno smesso di contare.

Dopo il duecentesimo, hanno accusato Hamas. Dopo il trecentesimo, hanno accusato i genitori. Dopo il quattrocentesimo bambino, hanno inventato scuse. Dopo (i primi) 478, sembra che non importi a nessuno.

Poi è arrivato il nostro primo bambino e per Israele è stato uno shock. Piange il cuore a pensare a Daniel Tragerman, quattro anni, ucciso venerdì sera nella sua casa a Sha’ar Hanegev. Un bel bambino, che una volta si era fatto fare una foto mentre indossava la maglia della squadra di calcio argentina, blu e bianca, quella con il numero 10. Il cuore di chiunque si spezzerebbe alla vista di questa foto, chiunque piangerebbe per com’è stato brutalmente ucciso. “Ehi Leo Messi, guarda questo bambino. Tu eri il suo eroe”, recita un post su Facebook.

All’improvviso la morte ha un volto, sognanti occhi azzurri e capelli chiari. Un corpo esile che non crescerà mai. Improvvisamente la morte di un bambino ha un senso, improvvisamente è scioccante. È umano, comprensibile e commovente. È umano anche che l’omicidio di un bambino israeliano, un figlio di tutti noi, susciti una maggiore immedesimazione rispetto alla morte di qualche altro bambino. Quello che risulta incomprensibile è la risposta degli israeliani all’uccisione dei loro figli.

In un mondo dove esiste qualcosa di buono, i bambini sarebbero stati lasciati fuori da quel crudele gioco chiamato guerra. In un mondo dove esiste un po’ di bene, sarebbe impossibile comprendere la totale, quasi mostruosa, insensibilità di fronte all’uccisione di centinaia di bambini (non nostri, ma morti per mano nostra).

Immaginateli in fila: 478 bambini, in una graduale serie di morte. (more…)

Stato ebraico

16 ottobre 2010

Avevo già parlato della decisione di Israele di chiamarsi “Stato ebraico e democratico“.

Gideon Levy, editorialista del quotidiano israeliano Haaretz, è sostanzialmente d’accordo con me. E condanna duramente la decisione di Israele:

Da oggi in poi vivremo in un Paese ufficialmente etnocratico, teocratico, nazionalista e razzista“.

Qui l’articolo originale di Levy. Qui la traduzione in italiano.