Posts Tagged ‘giornalismo’
6 agosto 2020

2015: due intellettuali italiani discutono sul futuro del mondo
Il giornalista Federico Rampini se la prende in Tv con lo smart working.
“Bisogna fare pulizia dei sabotatori della rinascita italiana – ha detto in diretta, spalleggiato dagli altri ospiti -. Andiamo a guardare cos’è stato il crollo della produttività dei lavoratori pubblici che si sono fatti a casa il lockdown con il cosiddetto smart working“.
Secondo Rampini questa gente si è fatta “le vacanze a casa, il lockdown è diventato un alibi per i lazzaroni”.
Le polemiche e le risposte piccate per gli insulti gratuiti contro chi lavora nella pubblica amministrazione non sono mancate.
Ma per me il punto non è tanto quello. La questione che va sottolineata è come, ancora una volta, la classe dirigente italiana si dimostri completamente fuori dal tempo, incapace di comprendere la realtà che la circonda e bloccata nelle sue convinzioni e schemi mentali antiquati e sorpassati.
Perché la società e il mondo del lavoro, senza che Rampini e i suoi accoliti se ne accorgano, si evolvono molto in fretta; e il telelavoro e lo smart working (che non sono proprio la stessa cosa) rappresentano in realtà un futuro molto più vicino di quello che si pensi.
Molti datori di lavoro in tutto il mondo lo stanno capendo.
Rampini no.
Tag:#rampinomics, elite, Federico Rampini, fuori dal tempo, giornali, giornalismo, intellettuali, italiani, lavoro, smart working, telelavoro, work from home
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1 ottobre 2019
Il proprietario, se non gli vai più a genio, ti caccia. È una realtà schifosa, ma questa è.
Siamo tutti liberi, certo. I giornalisti italiani sono i più liberi di attaccare l’asino dove vuole il padrone.
Vittorio Feltri – “Il Borghese”
Tag:carta stampata, editoria, giornalismo, giornalisti, Italia, Italian, journalism, libertà, stampa
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3 giugno 2018
Ho visto che molti giornali hanno fatto letteralmente le pulci a tutti i neo ministri, pubblicandone curriculum e idee, a volte evidenziando la dichiarazione fatta a margine di un convegno di anni prima oppure la participazione a tal manifestazione pro/contro qualcosa.
Benissimo! Questo dovrebbe essere il ruolo della stampa, cane da guardia del potere.
Mi sarebbe tuttavia piaciuto se fosse sempre stato così, anche nei decenni passati quando ci hanno propinato ministri senza alcuna qualifica, condannati o indagati per i crimini più vari, professionisti della poltrona e del cambio schieramento.
Tag:cinque stelle, giornalismo, giornalisti, governo, lega, ministri, salvini, stampa, watchdog
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27 settembre 2016
Qualche anno fa mi trovavo a lavorare per un giornale (non dirò il nome così sarà impossibile risalire all’identità delle persone che saranno citate in questa storia) dove mi succedevano delle cose bislacche. Di giornali ne ho girati tanti, ma quello che accadeva in quella redazione è difficile da spiegare. Anzi, è proprio impossibile se non si è vissuto in prima persona.
Preso dalla “nostalgia”, mi sono andato a rileggere alcuni vecchi scambi di comunicazioni interne e mi sono imbattuto in una mail del direttore che è assolutamente folle. E’ una mail che, a mio avviso, mostra uno dei motivi per cui i giornali italiani vanno male: sono diretti da gente spesso fuori dal tempo chiusa nel guscio delle proprie convinzioni.
La mail comincia così: (more…)
Tag:comunicazioni interne, crisi, editoria, giapponese, giornali, giornalismi, giornalismo, informazione, lingua, redazione, Tokio, Tokyo, traslitterazione, vita di redazione
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10 aprile 2016
Bruno Vespa ha ospitato e intervistato il figlio del boss mafioso Totò Riina nella sua trasmissione “Porta a porta”. A seguito del fatto (ma anche prima, a dir la verità) sono fioccate critiche e polemiche da ogni dove, soprattutto dal mondo della politica, ma anche dagli ambienti del giornalismo.
Lasciatemi dire la mia, molto modestamente e anche in ritardo.
Bruno Vespa ha fatto benissimo a intervistare Salvo Riina. Intervistare il figlio di uno dei più grandi boss della storia è un’occasione unica per un giornalista e per il giornalismo in generale.
Il problema però non è nel fatto se sia stato giusto o sbagliato realizzare la trasmissione. Il problema vero è che non c’è stata alcuna “intervista”, non ci sono state domande. Non domande “vere”, quantomeno.
Ecco, tutta la questione potrebbe essere riassunta perfettamente con le parole che Francesco Merlo ha scritto su Repubblica:
[…] E’ sovietica l’idea che la trasmissione dovesse essere bloccata e sostituita con una bella replica di Montalbano.
Da che mondo è mondo infatti il giornalismo intervista i cattivi, i malfattori, i malavitosi e racconta anche le mani insanguinate, i peggiori dittatori, i criminali più efferati. Certo, ci vuole la distanza che Vespa non ha, e bisogna fare le domande vere, incalzare, persino irridere. E senza bisogno di essere mafiologi. Ecco, regaliamo al collega Vespa qualche esempio, qualche frase diretta: «Ma perché fai lo scemo e fingi di non sapere cos’è la mafia»?
O ancora: «Quanti anni hai, dove hai vissuto sino adesso, non sai che tuo padre ordinava di sciogliere i corpi nell’acido?». Di più: «Ma non capisci il destino che hai davanti, non ti rendi conto che le malefatte di tuo papà condannano per sempre anche te? Perché non reagisci? Ma di quale bene parli?».
Tag:Bruno Vespa, Francesco Merlo, giornalismi, giornalismo, intervista, Mafia, Porta a porta, Repubblica, Totò Riina
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8 marzo 2016
«Il sistema dell’ informazione non regge più. I giornalisti che sono rimasti nelle redazioni prima della tempesta sono pagati in maniera insensata rispetto al nuovo mondo. E allo stesso tempo i giovani vengono usati come gregari e sono sotto pagati. Non esiste nessuna solidarietà intergenerazionale nella nostra categoria. A questo si aggiunge che i cittadini non risparmiano più i soldi per comprare i giornali. E noi, perché questo riguarda anche me, non ci siamo fatti trovare attrezzati. È un passaggio lungo e difficile perché tutti i parametri si sono indeboliti».
Enrico Mentana – Lettera 43
NB: Io sono perfettamente d’accordo.
Tag:crisi dei giornali, Economia, Enrico Mentana, futuro dei giornali, giornalismo, giornalisti, informazione
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14 ottobre 2015
Come detto ieri, ricevo questo articolo di Repubblica da un amico: in Svezia vogliono introdurre le 6 ore lavorative giornaliere.
Siccome vivo in Svezia e non ne ho mai sentito parlare, ho voluto approfondire la questione.
Ebbene: è una grandissima vaccata!
In pratica tutto è nato da questo articolo pubblicato il 16 giugno 2015 dalla rivista svedese Chef, che pubblica un’intervista a Linus Feldt, un manager d’azienda che ha introdotto le sei ore invece delle classiche otto. L’articolo è stranamente diventato virale, girando su Facebook e gli altri social, e di click in click la cosa si è ingigantita. “Come il gioco dei sussurri all’orecchio, dove una frase detta all’inizio diventa alla fine qualcosa di completamente diverso”, spiegano i giornalisti svedesi in quest’altro pezzo (intitolato significativamente “L’articolo virale che ha dato inizio al mito delle sei ore lavorative”) stupiti dall’inatteso successo del pezzo.
Perché, oltretutto, quella di introdurre le sei ore lavorative è una questione che in Svezia circola da sempre e che ciclicamente viene riproposta da qualcuno (qui un articolo di quasi due anni fa, per esempio).
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Tag:articolo virale, Ezio Mauro, facebook, giornali, giornalismi, giornalismo, Huffington Post, Italia, lavorare sei ore, lavoro, Lucia Annunziata, notizia, otto ore, Repubblica, stampa, Svezia
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10 marzo 2015
Ho scoperto che su Twitter, grazie soprattutto alla brava giornalista Marion Sarah Tuggey, spopola il tag #Rampinomics, dove in pratica si sputtanano tutte le volte che il corrispondente di Repubblica Federico Rampini si applica nella nuova arte del copia-incolla-traduci.
Come scrive Stefano Filippi sul Giornale:
Marion Sarah Tuggey ha sotto mano le stesse fonti di Rampini, cioè giornali e siti americani. E ha colto quelle che all’inizio sembravano suggestioni, analogie, imbeccate, e col tempo si sono rivelate riproduzioni. Sul suo profilo twitter @masaraht ha cominciato a segnalare l’inaspettato fenomeno con precisione filologica: citazione dell’originale con il link della fonte, e citazione della copia, cioè il sito internet di Repubblica con la firma di Rampini.
Io nel mio piccolo avevo già sputtanato questo orribile vizio dei giornalisti italiani in un post del dicembre 2010.
Tag:corrispondente, Federico Rampini, giornalismo, giornalisti, Marion Sarah Tuggey, Repubblica, stampa, Stefano FIlippi, twitter
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16 dicembre 2014
“Sono inviato di guerra da quattro anni in Siria e sono molto deluso dalla politica italiana e dai miei colleghi italiani di Rai e Mediaset presenti sul terreno. Vedono quello che accade ma non lo riportano e mi dicono: mi dispiace ma il mio editore non l’accetterebbe. Ma allora cosa siete venuti a fare? Gli rispondo”.
Al Manar Talal Khrais – giornalista e corrispondente della tv libanese
Tag:autorevolezza, corrispondenti, giornalismo, indipendenza, inviati, Mediaset, Rai, stampa italiana
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