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Siria: l’attacco giusto al momento giusto

28 agosto 2013

Riporto sotto parte di un articolo storico e di analisi di Gian Micalessin per il Giornale.

Micalessin è uno dei migliori, più famosi e rispettati inviati di guerra italiani.

Questo post è dedicato a chi continua ad accusarmi di essere pazzo.

A parte Obama, Cameron e la stampa di regime (quello vero, quello dell’ignoranza), tutti gli analisti internazionali esprimono dubbi sull’intervento in Siria e sul presunto attacco chimico del regime di Assad.

Sarò pazzo e complottista, ma sono in ottima compagnia.

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Siria ed Egitto come la Libia: islamisti campioni di inganni

di Gian Micalessin per il Giornale

[…] Le immagini di Ghouta, la località dove il governo avrebbe usato i gas sono devastanti dal punto di vista emozionale, ma assai ambigue dal punto di vista documentale. La contraddizione più evidente è la mancanza di protezioni da parte dei presunti sanitari arrivati a soccorrere le vittime. L’altra è la sistematica plateale teatralità con cui i bambini deceduti vengono allineati davanti agli obbiettivi. Ad Halabja nel marzo 1988 i gas di Saddam non fecero distinzione tra vittime e soccorritori e sterminarono chiunque non si fosse allontanato. A Ghouta nessuno fugge, non c’è un clima di panico e gli ospedali continuano a funzionare. L’impressione è di un attacco circostanziato e molto limitato. E questo fa sorgere due grossi interrogativi. Perché Assad avrebbe atteso due anni e mezzo prima di usare i gas salvo poi impiegarli sotto gli occhi degli osservatori dell’Onu? E soprattutto perché incominciare da una zona dove il regime non è militarmente in difficoltà e dove non viene sfruttato il vantaggio tattico offerto dall’arma chimica per riconquistare il territorio e nascondere le prove?

Fonte: il Giornale (clicca per leggere l’articolo completo)

Gaza, Israele, Libano

12 gennaio 2011

Pare ci siano notevoli giacimenti di gas non sfruttato nel Mediterraneo, al largo delle coste mediorientali. E Israele non se li vuole far certamente scappare.

Solo che, piccolo particolare, i giacimenti si troverebbero non solo al largo delle coste israeliane, ma si estenderebbero anche nelle zone territoriali di Gaza (quindi proprietà del – finora inesistente – stato palestinese) e del Libano.

Quindi? Israele si ferma? Assolutamente no. (more…)

Questo cablo però non l’hanno pubblicato…

9 dicembre 2010

Daniele Scalea di Eurasia pubblica un bell’articolo sui cablogrammi di Wikileaks e sui rapporti fra Russia e Italia. E rivela un passaggio di un cablogramma inviato dall’ambasciatore statunitense Ronald Spogli che non ha avuto la stessa pubblicità di altri.

Le sigle si riferiscono a particolari uffici dell’Ambasciata: Pol = Ufficio Politico; PA = Ufficio Affari Pubblici; Econoff= Ufficio Economico.

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