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Gli analista di sta cippa

10 novembre 2016

Come faccio a non vantarmi del fatto che avevo ragione? E infatti lo faccio.

La cosa bellissima però è che anche Pigi Battista mi dia ragione in pieno. Sembra quasi che abbia letto il mio blog (magari lo fa per davvero).

Non ho e non mai avuto una grande stima per lui, ma devo dargli atto di essere uno dei pochi giornalisti italiani che adesso ha avuto il coraggio di fare autocritica.

Il commento alle elezioni americane comincia con una bella presa di coscienza:

[…] Non era prevedibile una tale concentrazione di sondaggi farlocchi, di previsioni fallaci, di analisi sballate, di certezze finite in frantumi, di ironie controproducenti, di teoremi infondati, di desideri scambiati per realtà. Risultato straordinario di strafalcioni e deduzioni semplicistiche. Si era detto. Meglio: avevano detto. Meglio ancora: avevamo detto, tutti noi dei giornali e dei media.

E continua poi con l’auto “j’accuse”. Un “je m’accuse”, si potrebbe chiamare:

Non ne hanno, non ne abbiamo azzeccata uno, sulle donne, sui neri, sui latinos, sui repubblicani dissidenti, eppure ci si stupisce, come se la realtà avesse fatto un dispetto agli «analisti» — non adeguandosi alle loro ingiunzioni e alle loro previsioni. Analisi. O meglio: tifo. Tifo accecante, almeno stavolta.

Battista è poi d’accordo con me anche riguardo “gli analisti”, quelli che io senza mezzi termini avevo definito “le élite americane e italiane che hanno in comune il fatto di aver perso completamente contatto con la realtà della gente comune”.

Gli «analisti». E cioè, chi sarebbero, che titoli hanno, dove si è formata la loro sicumera: nelle aule universitarie, o nelle cattedre del sentito dire, o in qualche bistrot con un bicchierino come ausilio per la dissertazione chic? E le fonti degli «analisti» dove si trovano? Difficile da dire. Però facile da immaginare che siano persone che frequentano gli stessi ambienti, hanno gli stessi tic, parlano lo stesso linguaggio. E che perciò sono incapaci di captare il linguaggio di chi sta fuori, di chi sta lontano e che dunque vota in modo bizzarro e imprevedibile.

Per una volta: chapeau a Pigi Battista.