Posts Tagged ‘editoria’

I giornalisti italiani

1 ottobre 2019

Il proprietario, se non gli vai più a genio, ti caccia. È una realtà schifosa, ma questa è.

Siamo tutti liberi, certo. I giornalisti italiani sono i più liberi di attaccare l’asino dove vuole il padrone.

Vittorio Feltri – “Il Borghese”

Editori, redattori e direttori. Ovvero: i deliri di chi comanda nei giornali

27 settembre 2016

Qualche anno fa mi trovavo a lavorare per un giornale (non dirò il nome così sarà impossibile risalire all’identità delle persone che saranno citate in questa storia) dove mi succedevano delle cose bislacche. Di giornali ne ho girati tanti, ma quello che accadeva in quella redazione è difficile da spiegare. Anzi, è proprio impossibile se non si è vissuto in prima persona.

Preso dalla “nostalgia”, mi sono andato a rileggere alcuni vecchi scambi di comunicazioni interne e mi sono imbattuto in una mail del direttore che è assolutamente folle. E’ una mail che, a mio avviso, mostra uno dei motivi per cui i giornali italiani vanno male: sono diretti da gente spesso fuori dal tempo chiusa nel guscio delle proprie convinzioni.

La mail comincia così: (more…)

Editoria in crisi

14 febbraio 2015

A proposito di quello che dicevo un po’ di tempo fa… e che a quanto pare non sono l’unico a pensare:

paolo madron

Aforismi/29

22 gennaio 2015

Sai cos’è un editore? È uno scrittore mancato il cui padre aveva abbastanza soldi da consentirgli di appropriarsi del talento altrui.

Joël Dicker – “La verita sul caso Harry Quebert”

La crisi dei giornali

30 settembre 2013

Si torna a parlare sui media di crisi dei giornali. L’occasione è l’annuncio da parte della proprietà di Repubblica del prepensionamento di 80 giornalisti della testata. Si discute dell’argomento sui giornali solo perché riguarda i giornalisti stessi, che continuano nella pratica comune dell’autodifesa della categoria. Perché se un’altra azienda delle dimensioni simili a quelle della proprietà di Repubblica avesse messo in prepensionamento 80 persone (non licenziate, ma “prepensionamento”), come notizia avrebbe a malapena occupato le pagine della cronaca locale.

Invece c’è già chi si straccia le vesti.

Barbara Palombelli sulle pagine del Foglio si prodiga nell’ennesima squallida difesa della Casta, piagnucolando che “in silenzio, con dignità e dolore, una generazione intera – i nati dal 1952 al 1957 – lascerà il giornalismo attivo”. La Palombelli però non si fa nemmeno trapassare di striscio dall’idea che le “giovani” generazioni (che giovani non lo sono più, ormai) – ovvero quelli nati negli anni ’80 – non vedranno probabilmente né le pensioni né le prepensioni. E questo per errori ed orrori che proprio la sua generazione ha collezionato nei decenni.

La crisi dei giornali incombe: tutti si lamentano, tutti piangono miseria, alcuni chiedono aiuto (ancora?) allo Stato, qualcuno prova a reagire. Ma quasi nessuno dice la verità: ovvero che i giornali non vendono perché fanno schifo.

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La verità che nessuno scrive sulla Casta dei giornali

4 aprile 2013

giornalista

“L’amministratore delegato di Rcs, Pietro Scott Jovane, ha annunciato un piano triennale di ristrutturazione lacrime e sangue, ‘quel che la Merkel fa con il resto dell’Europa, per intenderci’: austerità pura, rigore nei conti, tagli drammatici. E il rilancio? Più avanti ci si penserà, forse…”.

Così scrive Paola Peduzzi per Il Foglio (che citerò varie volte nel corso del mio post).

La questione di cui si parla nell’articolo è che il gruppo Rcs, di cui il Corriere della Sera fa parte, deve fare dei drastici tagli per sopravvivere. Ma i giornalisti del Corrierone non ci stanno: “Nessun sacrificio, il quotidiano va bene. Se ci sono delle perdite in bilancio la colpa è degli altri”, strepita il Cdr (mostro multicefalo tipico dei giornali, sotto la cui sigla si cela il Comitato di redazione).

Ma non va bene proprio un cazzo, cari “colleghi” del Corriere.

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manifesto

6 ottobre 2011

Norma Rangeri e Angelo Mastrandrea si sono dimessi dalla direzione del manifesto, perché si assumono la responsabilità della mancata risalita delle vendite del quotidiano.

Tralascio considerazioni di ogni sorta sulle passate direzioni. Dico soltanto che spero che un giornale come il manifesto possa riprendersi al più presto. Perché è un giornale che pubblica un sacco di cose che gli altri giornali ignorano completamente e che comunque penso debba sopravvivivere per una questione di pluralità dell’informazione.

In bocca al lupo alla futura nuova direzione.

La buona stampa sopravvive sempre

27 aprile 2011

Le Canard Enchaîné (L’Anatra incatenata – un gioco di parole dove “canard” significa anche “notizia priva di fondamento”) è un settimanale francese che, nonostante il brutto momento che sta attraversando la stampa di tutto il mondo, non risente della crisi economica. Come mai?

Se seguissimo i dettami comunemente accettati dall’editoria, l’Anatra sarebbe già dovuta morire. Le Canard Enchaîné infatti non ha né fotografie né pubblicità. I suoi articoli non sono firmati e sono inframmezzati solo da qualche vignetta. Il giornale ha un suo sito internet, che però non è aggiornato costantemente. È esattamente il contrario dello stereotipo di pubblicazione che si è affermato negli ultimi decenni.

Non solo. È un giornale molto sottile (otto pagine) e di grande formato, stampato su carta di bassa qualità in solo due colori, il rosso e il nero. La sua grafica non è cambiata quasi per nulla negli ultimi 90 anni (è stato fondato nel 1915). Per finire, non si usano computer.

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