Il proprietario, se non gli vai più a genio, ti caccia. È una realtà schifosa, ma questa è.
Siamo tutti liberi, certo. I giornalisti italiani sono i più liberi di attaccare l’asino dove vuole il padrone.
Vittorio Feltri – “Il Borghese”
Il proprietario, se non gli vai più a genio, ti caccia. È una realtà schifosa, ma questa è.
Siamo tutti liberi, certo. I giornalisti italiani sono i più liberi di attaccare l’asino dove vuole il padrone.
Vittorio Feltri – “Il Borghese”
Qualche anno fa mi trovavo a lavorare per un giornale (non dirò il nome così sarà impossibile risalire all’identità delle persone che saranno citate in questa storia) dove mi succedevano delle cose bislacche. Di giornali ne ho girati tanti, ma quello che accadeva in quella redazione è difficile da spiegare. Anzi, è proprio impossibile se non si è vissuto in prima persona.
Preso dalla “nostalgia”, mi sono andato a rileggere alcuni vecchi scambi di comunicazioni interne e mi sono imbattuto in una mail del direttore che è assolutamente folle. E’ una mail che, a mio avviso, mostra uno dei motivi per cui i giornali italiani vanno male: sono diretti da gente spesso fuori dal tempo chiusa nel guscio delle proprie convinzioni.
La mail comincia così: (more…)
A proposito di quello che dicevo un po’ di tempo fa… e che a quanto pare non sono l’unico a pensare:
Sai cos’è un editore? È uno scrittore mancato il cui padre aveva abbastanza soldi da consentirgli di appropriarsi del talento altrui.
Joël Dicker – “La verita sul caso Harry Quebert”
“L’amministratore delegato di Rcs, Pietro Scott Jovane, ha annunciato un piano triennale di ristrutturazione lacrime e sangue, ‘quel che la Merkel fa con il resto dell’Europa, per intenderci’: austerità pura, rigore nei conti, tagli drammatici. E il rilancio? Più avanti ci si penserà, forse…”.
Così scrive Paola Peduzzi per Il Foglio (che citerò varie volte nel corso del mio post).
La questione di cui si parla nell’articolo è che il gruppo Rcs, di cui il Corriere della Sera fa parte, deve fare dei drastici tagli per sopravvivere. Ma i giornalisti del Corrierone non ci stanno: “Nessun sacrificio, il quotidiano va bene. Se ci sono delle perdite in bilancio la colpa è degli altri”, strepita il Cdr (mostro multicefalo tipico dei giornali, sotto la cui sigla si cela il Comitato di redazione).
Ma non va bene proprio un cazzo, cari “colleghi” del Corriere.
Norma Rangeri e Angelo Mastrandrea si sono dimessi dalla direzione del manifesto, perché si assumono la responsabilità della mancata risalita delle vendite del quotidiano.
Tralascio considerazioni di ogni sorta sulle passate direzioni. Dico soltanto che spero che un giornale come il manifesto possa riprendersi al più presto. Perché è un giornale che pubblica un sacco di cose che gli altri giornali ignorano completamente e che comunque penso debba sopravvivivere per una questione di pluralità dell’informazione.
In bocca al lupo alla futura nuova direzione.
Le Canard Enchaîné (L’Anatra incatenata – un gioco di parole dove “canard” significa anche “notizia priva di fondamento”) è un settimanale francese che, nonostante il brutto momento che sta attraversando la stampa di tutto il mondo, non risente della crisi economica. Come mai?
Se seguissimo i dettami comunemente accettati dall’editoria, l’Anatra sarebbe già dovuta morire. Le Canard Enchaîné infatti non ha né fotografie né pubblicità. I suoi articoli non sono firmati e sono inframmezzati solo da qualche vignetta. Il giornale ha un suo sito internet, che però non è aggiornato costantemente. È esattamente il contrario dello stereotipo di pubblicazione che si è affermato negli ultimi decenni.
Non solo. È un giornale molto sottile (otto pagine) e di grande formato, stampato su carta di bassa qualità in solo due colori, il rosso e il nero. La sua grafica non è cambiata quasi per nulla negli ultimi 90 anni (è stato fondato nel 1915). Per finire, non si usano computer.