Posts Tagged ‘disoccupazione’

“Bullshit jobs”: fai anche tu un lavoro inutile?

2 luglio 2019

“Faccio anche io un lavoro del cazzo?”

È questa la prima domanda che ci si pone non appena si inizia la lettura del saggio “Bullshit Jobs” dell’antropologo statunitense David Graeber. Il libro, come dice il sottotitolo, tratta delle “professioni senza senso che rendono ricco e infelice chi le svolge e costituiscono il fondamento del nuovo capitalismo globale. In italiano potrebbero definirsi lavori del cavolo”.

A parte la pudicizia del sottotitolo (io parlerei proprio di “lavori del cazzo”, ma continuerò usando “cavolo” per rispetto nei confronti dell’editore), è un libro veramente interessante.

Offre molti spunti di riflessione a cominciare dalla questione primaria: cos’è un lavoro del cavolo? Dopo alcuni tentativi, Graeber arriva alla definizione finale: “Per lavoro senza senso si intende un’occupazione retribuita che è così totalmente inutile, superflua o dannosa che nemmeno chi la svolge può giustificarne l’esistenza, anche se si sente obbligato a far finta che non sia così”.

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La maturità di Donnarumma (per Gramellini)

5 luglio 2017

Nel “Caffé” di oggi 5 luglio 2017, Massimo Gramellini parla della mancata “maturità” di Gigio Donnarumma, portiere del Milan che ha deciso di saltare l’esame di Stato per andarsene in vacanza a Ibiza.

Non leggo mai Gramellini. Stamane l’ho fatto per curiosità. Mi viene difficile elencare le scemenze che scrive nella sua rubrica. Ma proviamoci.

Il suo corsivo vuole fare un po’ di provocazione dicendo che in fondo se un 18enne è ricco e guadagna 6 milioni di euro all’anno, non ha bisogno di andare a scuola. E’ una provocazione. Tuttavia non gli riesce molto bene.

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Corollario n.1 alla “Riflessione sul lavoro”

23 novembre 2016

Dicesi “hobby“:

  • tutto quello che vorresti fare quando non hai tempo, perché purtroppo spendi tutto il tuo tempo per lavorare
  • tutto quello che comunque non fai quando hai tempo, perché purtroppo spendi tutto il tuo tempo per cercare un lavoro.

 

NB- Questa definizione è il corollario N.1 alla “Riflessione sul lavoro“.

La scuola italiana, il precariato e il ministro Giannini

30 giugno 2016

Circa un mese e mezzo fa (quasi due a dire la verità. Lo so, sto trascurando il blog ultimamente) c’è stata una rovente polemica fra il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e il “mondo della scuola”/”mondo del lavoro”.

Il motivo della contestazione da parte dei due mondi, risiede nelle seguenti dichiarazioni del ministro rilasciate in seguito a una intervista:

L’Italia paga un’impostazione eccessivamente teorica del sistema d’istruzione, legata alle nostre radici classiche. Sapere non significa necessariamente saper fare. Per formare persone altamente qualificate come il mercato richiede è necessario imprimere un’impronta più pratica all’istruzione italiana, svincolandola dai limiti che possono derivare da un’impostazione classica e troppo teorica.

L’istruzione italiana è però quasi sempre il motivo per il quale gli studenti italiani trapiantati all’estero eccellono rispetto ai propri coetanei stranieri.

Certamente non dobbiamo rinnegare le radici classiche del sistema italiano, è però necessario stare al passo coi tempi e colmare la lacuna che ci divide dai Paesi competitivi. Il mercato richiede la formazione di personale flessibile e un’impostazione troppo teorica del sistema italiano rischia di essere d’intralcio.

A proposito della flessibilità: tale concetto viene in Italia considerato equivalente a quello di precariato. Si può dunque affermare che la flessibilità non sia sinonimo di malessere?

Sì. Flessibilità deve voler dire dinamismo e mobilità del lavoro e delle persone, anche se spesso viene tristemente associato alla precarietà. Con le riforme vogliamo introdurre una flessibilità virtuosa sia sociale che professionale.

In seguito alle polemiche il ministro ha smentito e precisato alcune dichiarazioni e l’intervista alla fine è stata perfino cancellata dall’Huffington Post (e qui stendo un velo davvero pietoso, sulla presunta libertà editoriale e giornalistica di un quotidiano online che cancella un’intervista su – presumo – spinta del ministero…). L’accusa è più o meno quella che, con la scusa di riformare il sistema scolastico, il Governo voglia far accettare agli italiani la precarietà lavorativa.

Arrivando al punto: sarò controcorrente, ma secondo me il ministro ha ragione.

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Lavoro

30 novembre 2015

A quanto pare, trovare un lavoro sta diventando un fatto eccezionale anche in Svezia, tanto da volerlo sbandierare ai quattro venti.

Traduzione: "Io ho un lavoro vero".

Traduzione: “Io ho un lavoro vero”.

Pillole di Svezia/6

23 marzo 2015

In questi ultimi giorni mi è apparsa lampante la grande differenza di mentalità e di approccio alla vita che esiste fra il popolo italiano e quello svedese.

Sulla metro o sugli autobus o sui muri cittadini di Stoccolma è infatti tutto un fiorire di annunci tipo questo:IMG_1921

Testualmente recita: “Lavoro estivo per te che hai tra i 16 e i 19 anni”.

Sembra solo un annuncio di lavoro, ma non è così. Perché mostra come gli svedesi siano “costruiti” sin da giovani al fine di lavorare. Il messaggio è che il lavoro è importante nella vita: “Guadagna i tuoi soldi autonomamente, renditi indipendente. D’inverno studia, ma d’estate vai a lavorare!” (per poi spendere i tuoi soldi in cazzate… ma di questo magari ne parliamo un’altra volta).

In Italia invece è assolutamente l’opposto. (more…)

Aforismi/30

20 febbraio 2015

Per disprezzare il denaro bisogna appunto averne, e molto.

Cesare Pavese

Riflessione sul lavoro

2 dicembre 2014

«L’ingiustizia divina è forse quella per cui ogni mattina mi alzo titubante e svogliato e mi dirigo al bagno pronunciando sempre le solite parole: “Non voglio lavorare“; mentre alla stessa ora, in un altro bagno, in un’altra casa, qualcuno si alza e demotivato e deluso dice: “Voglio trovare un lavoro, non ne posso più”».

«Dai più verrei considerato io un fortunato – sapete, il tempo, il contesto, la crisi – e non posso che condividere. Ma verrei considerato anche come un antipatico, ingrato, che non sa gioire delle sue fortune, una sorta di mangiapane a tradimento».

«Ma fate solo lavorare, che so – un annetto – l’altro anonimo lamentoso e vedrete che il mio lamento diverrà il suo».

«Ergo ne deduco che il lavoro è quella cosa con la quale e senza la quale tutto va molto male».

Riflessione che un amico mi ha mandato una volta via mail e che condivido totalmente.

Perché anche il precariato è un diritto

24 agosto 2012

L’intelligenza di Trenitalia

30 gennaio 2012

Come molti sapranno, dall’11 dicembre 2011 Trenitalia ha praticamente azzerato il numero delle corse notturne che per anni hanno collegato il nord e il sud Italia. Mezzi economici che molti emigrati anche di seconda o terza generazione usavano per andare a trovare i parenti o farsi un week end in un’altra città.

Questi tagli hanno provocato alcune conseguenze, fra cui il licenziamento di centinaia di persone (che ancora sono in lotta per riavere indietro il proprio lavoro) e l’aumento dei costi di viaggio. Infatti adesso gli utenti per percorrere lunghe tratte sono costretti a prendere i ben più costosi Fracciarossa ed Eurostar.

La cosa divertente di tutta questa faccenda è che però se si va sul sito di Trenitalia si scopre che l’azienda pubblicizza ancora le corse notturne come “un modo intelligente di viaggiare sulle lunghe distanze”.

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