Posts Tagged ‘Cosa succede in Siria’

Cosa succede in Siria/10

12 settembre 2012

Alla faccia di chi crede ancora a una guerra di “buoni” contro “cattivi”.

di Karim Metref per Eastjournal.net

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SIRIA, CHATTANDO CON L’INFERNO

Un documento semplice eppure vivido, una chat da Damasco, un racconto crudo che in poche battute demistifica quanto fin qui raccontato sul conflitto siriano. Inauguriamo così la rubrica di Karim Metref, ‘Dispacci arabi’, uno spazio di cronaca e riflessione su quanto avviene nel mondo arabo, dal Nordafrica al Medio Oriente.

Ecco è riapparso di nuovo. Il mio amico Hamed è vivo e sta cercando di nuovo di scappare dalla Siria.

Qualche mese fa avevo pubblicato l’intervista in cui mi diceva che era in Algeria. Ha girato un po’ in Algeria e dopo un po’ mi ha lasciato un messaggio su Facebook. “Torno in Siria. Non posso stare a guardare in TV quello che succede nel mio paese.”

A quella epoca, Damasco, la sua città, era ancora fuori dalle zone di combattimento e si sperava potesse in qualche modo esserci una soluzione pacifica. Ora, mi dice, è tutto precipitato. É di nuovo disperato e dice che non ha più un posto in quel macello.

Mi annuncia che è sul confine con la Turchia, in una cittadina tutta distrutta e disertata dai suoi abitanti. Chatta da un portatile con Sim Card turca. Una breve chiacchierata in cui mi dice che la sua famiglia è salva ma la casa di suo padre, in un quartiere limitrofo del campo profughi del Yarmouk, a Damasco, è stata rasa al suolo. In mente mi ritornano le belle serate che abbiamo passato in quella casa. Le “mezzé” della mamma Khaoula accompagnate da fiumi di araq. Le risate, i canti, le storie di quelle serate echeggiano ancora nella mia memoria. Tutto quello è crollato. La casa è distrutta e la banda di folli che ci si divertiva è dispersa per sempre. Alcuni cercano dove nascondersi, altri, forse i più fortunati, sono morti.

Descrive un paese con città intere distrutte, gente che gira senza trovare via di scampo e forze armate, una più criminale dell’altra, che giocano ad una specie di macabro gioco del gatto e del topo. Gruppi armati che entrano nei quartieri abitati. Sparano da lì sull’esercito che risponde con i bombardamenti a tappeto. Una macabra logica del caos, che cerca di chiudere definitivamente la strada a qualsiasi soluzione pacifica. Un paese dove a comandare è la forza di fuoco. Punto e basta.

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Cosa succede in Siria/9

12 aprile 2012

I ribelli ci uccidono. L’esercito deve restare

Testimonianze di italiani residenti in Siria raccolte da Giorgio Paolucci per il quotidiano Avvenire

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“Sta per scadere l’ultimatum per il ritiro dell’esercito, che qui nessuno – nel senso letterale del termine – vuole. La gente si sente sicura solo quando i militari sono presenti. Ormai le violenze compiute dai cosiddetti liberatori nelle città, nei villaggi, sulle strade, sono tante e così brutali che la gente desidera solo vederli sconfitti. Gli abusi sono continui: uccisioni, case e beni requisiti o incendiati, persone, bambini usati come scudi umani. Sono i ribelli bloccare le strade, a sparare sulle auto dei civili, a stuprare, a massacrare e rapire per estorcere denaro alle vittime”.

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Cosa succede in Siria/8

12 marzo 2012

Un illuminante articolo di Marinella Correggia che spiega molto bene come si fa informazione (sbagliata) sulle vicende siriane.

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di Marinella Correggia

Come è successo per la Libia pochi mesi prima, in Siria media occidentali e arabi ma anche organismi onusiani e Ong diffondono come oro colato i dati e i video preparati dai soli oppositori,, a servizio di una narrazione a senso unico: “un intero popolo di vittime civili e disarmate dell’efferata repressione del regime”. Il 28 febbraio titola la Reuters (http://www.reuters.com/article/2012/02/28/syria-idUSL5E8DRAQZ20120228): “Le forze di sicurezza siriane hanno ucciso oltre .7500 civili dall’inizio della rivolta, dichiara un funzionario Onu”. In realtà, Lynn Pascoe, sottosegretaria onusiana agli affari politici, non ha specificato chi abbia ucciso chi. E lascia anche indeterminata la fonte, i soliti  ‘rapporti credibili’. Stilati però da oppositori e da media chiaramente schierati, come quelli che a Homs erano embedded con gli armati. Le contraddizioni  nella narrazione sono molte e si notano perfino senza essere stati in loco.

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