“Andreotti era stato colui che, con grande disappunto di Cossiga, aveva avviato l’iter perché si ammettesse l’esistenza di Gladio. Fu così che gli chiedemmo del ruolo della Cia in Italia, visto che lui aveva cominciato a parlarne. Non ricordo le parole esatte (a differenza di quelle su Morlion) e quindi non mi azzardo a fare virgolettati. Ma il senso di quelle parole fu che loro, i democristiani, dovevano fare una specie di slalom per tenere insieme la loro politica nell’ambito del guinzaglio stretto imposto dalla guerra fredda. E che molti di loro erano spiati e invisi a Washington non meno dei comunisti. Anche il neofascismo, altra cosa che mi colpì, era uno strumento utile a una stabilizzazione del potere contro possibili fughe in avanti”.
“In due parole, tutto quello che i ricercatori meno ossequienti con il potere che per anni avevano studiato documenti e atti processuali (non gli altri che sproloquiano di cose che non conoscono nel merito) avevano sempre sostenuto, non senza andare incontro a una qual certa ostilità o accusa di estremismo”.
Ferdinando Imposimato, ex magistrato e presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, ha appena pubblicato un libro sulle stragi italiane: “La Repubblica delle stragi impunite“.
Questo è quanto dice a una presentazione, tirando in ballo servizi segreti, massoneria, eversione e, naturalmente, la longa manus della Cia.
Destabilizzare l’ordine pubblico per stabilizzare l’ordine politico.
[…] Il momento decisivo arrivò nel 1951, quando l’Iran si ribellò contro una compagnia petrolifera britannica che stava sfruttando le sue risorse naturali e il suo popolo. La compagnia era il precursore della British Petroleum, l’attuale BP. Per contrastarla, il primo ministro iraniano Mohammed Mossadeq, democraticamente eletto e molto popolare (nominato Uomo dell’anno dalla rivista Time nel 1951), nazionalizzò l’intero patrimonio petrolifero iraniano. Indignata, l’Inghilterra cercò aiuto presso il suo alleato della seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti. Tuttavia, entrambi i paesi temevano che una rappresaglia militare avrebbe portato l’Unione Sovietica a intervenire in favore dell’Iran.
Invece di inviare i marine, quindi, Washington spedì l’agente della CIA Kermit Roosevelt (nipote di Theodore), il quale agì brillantemente, persuadendo un gran numero di persone a suon di tangenti e minacce e reclutandole per organizzare una serie di rivolte e dimostrazioni violente, creando quindi l’impressione che Mossadeq fosse incapace e impopolare. Alla fine , il primo ministro cadde e passò il resto della sua vita agli arresti domiciliari. Lo scià Mohammed Reza, alleato degli Stati Uniti, divenne il dittatore incontrastato. Kermit Roosevelt aveva preparato il terreno per una nuova professione, quella che io stavo abbracciando [il Sicario dell’Economia, ndr] (1).
«O siete con noi, o contro di noi», disse nel 2006 Colin Powell, segretario di stato americano, al presidente del Pakistan, Pervez Musharraf. Asif Ali Zardari, l’attuale leader, sa bene quanto sia difficile tradurre in pratica questa visione bianco e nero del legame con gli Stati Uniti. È piuttosto un intreccio complicatissimo di sfumature di grigio, cooperazione e diffidenza, incomprensioni e interessi tenuti insieme dalla consapevolezza che la stabilità della regione dipende da questa alleanza. È un equilibrio fragile come il cristallo che rischia di andare in frantumi, a causa di quel che avvenne il 27 gennaio scorso davanti a un semaforo rosso di Lahore, nel nord-est del Pakistan.
Riporto di seguito i link a una lunga intervista a Julian Assange, controversa figura associata all’organizzazione WikiLeaks, fatta da Francesco Piccinini di AgoraVox.
Nell’intervista Assange parla anche di Bill Keller, giornalista del New York Times che critica Assange e tende spesso a screditare le rivelazioni del sito Wikileaks. Avevo riportato uno stralcio di un suo articolo anche qualche giorno fa.
Fra i due, Assange e Keller, pare non scorra buon sangue. Che forse chiarisce il perché di tanto astio da parte del giornalista americano.
Cosa ti ha spinto ad andare verso il campo dell’informazione?
“Ho iniziato perché troppo spesso i giornalisti hanno rinunciato al loro ruolo di guidare il dibattito pubblico, sollevare delle tematiche, diventando semplicemente delle persone che lo seguono, piuttosto che guidarlo. Quello che abbiamo fatto noi di Wikileaks è, probabilmente, una cosa che nessun altro avrebbe mai fatto. I giornalisti non capiscono che hanno un potere che in pochi hanno: il poter guidare un dibattito”.
un bell’articolo di Eric Salerno scritto per Il Messaggero
IL MOSSAD ACCUSATO DI COMPLOTTO: «LE NOTIZIE DI WIKILEAKS AVVANTAGGIANO ISRAELE»
ROMA (3 dicembre) – A chi fa gioco il gioco di Wikileaks? Finora poco più di seicento di 251.287 messaggi diplomatici americani “rubati” sono apparsi in rete ma c’è già chi parla di complotto. Due sono le direttrici indicate: Julian Assange e i suoi collaboratori si vogliono arricchire oppure stanno lavorando per favorire la politica di un governo. Le teorie complottiste abbondano sul web. Nel mirino, quasi sempre, Stati Uniti e Israele. E anche questa volta, in prima linea tra gli accusati, i due Paesi.
L’INTELLIGENCE ISRAELIANA SI È INFILTRATA TOTALMENTE NEL GOVERNO LIBANESE
DI WAYNE MADSEN
Abbiamo appreso dalle nostre fonti d’informazione nel Libano che laggiù il governo si è da poco reso conto di quanto l’infiltrazione dei servizi d’intelligence israeliani in tutti i gruppi politici del Paese abbia raggiunto livelli mai sospettati prima.
Soddisfatto per la penetrazione del mondo cristiano e druzo nel paese, il Mossad israeliano ad oggi si è introdotto nelle più alte cariche dei partiti sunnita e sciita. Il Libano ha recentemente accusato di spionaggio il generale, ormai in pensione, Fayez Karam, per aver rivelato informazioni segrete al Mossad. Karam è un membro di spicco del Movimento Patriottico Libero, fondato dal generale, anch’egli in pensione, Michel Aoun, alleato di Hezbollah. (more…)
WASHINGTON – Un nuovo rapporto uscito negli Usa sostiene che il presidente Barack Obama sarebbe una invenzione della Cia e solleva domande nuove sul passato e gli aspetti oscuri della vita dell’attuale presidente. Secondo PressTv, l’autore del rapporto è il giornalista investigativo americano ed ex impiegato della National Security Agency Wayne Madsen che dice che Obama, proprio come i suoi genitori, il suo patrigno e sua nonna ha avuto profondi legami con la Cia ed ambienti dell’alta finanza come le famiglie Rothschild e Rockefeller. Madsen ha messo insieme un’estesa di prove e documenti, in tre parti, che dimostra che Barack Obama padre, Stanley Ann Dunham (la madre di Obama), Lolo Soetoro (il patrigno indonesiano di Obama) e lo stesso Barack Obama hanno avuto stretti legami con la Cia e le agenzie d’intelligence. Madsen ha fatto uso di documenti di dominio pubblico ritrovati negli archivi di stato. “Io non vedo alcun cambiamento e per certi aspetti io penso che lui sia peggiore del precedente presidente Bush. Sarebbe stato giusto che queste informazioni fossero state reperibili durante la campagnia elettorale. Obama, non a caso, ha sempre sostenuto con forza la Cia ed ha lodato loro in un discorso invece di occuparsi dei casi di tortura ed abusi registrati a Guantanamo e all’estero”, ha detto Madsen. Il giornalista ha inoltre scoperto che “Barry Soetoro” sarebbe il vero nome di Barack Obama e che molti dati sul passato del presidente corrispondono a questo nome.
Wikileaks (da leak, “fuga di notizie” in inglese) è un’organizzazione internazionale che riceve documenti coperti da segreto e poi li mette in rete sul proprio sito web. Wikileaks riceve in genere documenti di carattere governativo o aziendale, da parte di fonti coperte dall’anonimato. L’organizzazione si occupa di verificare l’autenticità del materiale e poi lo pubblica tramite i propri server dislocati in Belgio e Svezia (due Paesi con leggi che proteggono tale attività), preservando l’anonimato degli informatori e di tutti coloro che sono implicati nella “fuga di notizie”.
In che modo possa “verificare” l’autenticità di documenti che sono coperti da “segreto” mi sembra un tantino difficile da comprendere, se i documenti sono coperti davvero da “segreto“. Mettiamo che scoprono dei documenti che testimoniano che Berlusconi ha presto tangenti. Come li verificano? Chiamano le parti in causa? Chiamano l’eventuale magistrato che sta indagando? Chiedono a Beppe Grillo? Mah. Se me lo spiegano, lo faccio pure io.
Comunque, Global Research ha pubblicato un articolo dove si pongono dei dubbi sull’autenticità di alcune rivelazioni. O meglio, sulla loro imparzialità. (more…)