Martin Bengtsson è un musicista e scrittore svedese di 35 anni. Ma è anche un ex calciatore, un potenziale campione che si è stancato del mondo del pallone e si è ritirato giovanissimo, a soli 19 anni. La maggior parte degli sportivi non ha nemmeno cominciato una vera carriera a quell’età, lui invece aveva già accumulato abbastanza esperienza da non poterne più del calcio professionistico e di tutto ciò che gli gira intorno.
Ha scritto un libro nel 2007, “I skuggan av San Siro” (“All’ombra di San Siro”), in cui racconta la sua vita come giovane calciatore; dal testo è stato recentemente tratto anche un film, “Tigers”. È un libro molto interessante, almeno per chi ama il calcio. Racconta gli sforzi di un bambino col mito di Van Basten che ha da sempre il sogno di diventare calciatore professionista e sacrifica tutta la sua giovinezza in allenamenti estenuanti e quotidiani. Quando i suoi compagni di classe escono da scuola per divertirsi e iniziano a frequentare le ragazze, lui riserva il tempo libero per fare esercizi e migliorare la sua tecnica col pallone.
Diventa in breve una promessa del calcio svedese, viene chiamato in nazionale e in ritiri per selezioni giovanili. A soli 15-16 anni inizia a fare provini per squadre europee di prima fascia. E qui il suo racconto si fa particolarmente stuzzicante per i lettori, per quelli che magari vanno allo stadio ogni domenica ma non hanno idea di quello che succede nelle segrete stanze del dorato mondo del pallone.
Quando nel 2006 vincemmo il mondiale di calcio ci fu una festa incredibile nella mia città: mai viste tante persone scese in strada contemporaneamente per celebrare l’avvenimento.
Ricordo che un mio carissimo amico mi disse: “Valé, abbiamo vinto il mondiale! Quando ci ricapita un’occasione del genere alla nostra età?”
Quello che mi voleva dire – come mi spiegò poco dopo – è che vincere un mondiale di calcio (una competizione che già di per sé avviene ogni quattro anni) è un evento molto raro. E che il fatto che a noi sia capitato proprio all’apice della nostra giovinezza, cioé fra i 20 e i 30 anni, doveva necessariamente spronarci a fare festa, a divertirci, a ballare-danzare-bere tutta la notte. Lo stesso accadimento vissuto a un’età diversa (che sia a 15 anni oppure a 45 con famiglia e figli) non avrebbe sicuramente significato la stessa cosa per noi.
Fu un evento effettivamente memorabile. Una di quelle esperienze che una persona porta con sé tutta la vita e racconta agli amici, ai figli e ai nipoti. Infatti sono sicuro che tutti si ricordano dove erano al momento del rigore di Fabio Grosso.
Adesso finalmente posso dire di aver vissuto un altro fatto epocale in ambito calcistico: ho vissuto la non-qualificazione dell’Italia a un mondiale di calcio. Un evento, statistiche alla mano, ancora più raro della vittoria di un mondiale.
“Se vogliamo il bene del mondo, bisogna giocare tutte le carte, loro i nordcoreani un segnale distensivo lo hanno dato, con Kwang-Song Han, ad esempio, il calciatore nordcoreano che è venuto in Italia, a Perugia, a giocare. Un segno di distensione”.
Mentre in Italia si ciancia irrispettosamente di “quattro lesbiche che giocano a pallone“, Google dedica un doodle al campionato mondiale di calcio femminile che inizierà domani 6 giugno 2015.
Questo avviene nelle pagine Google di molti Paesi. Ma non in Italia, ovviamente.
Sliding doors. O se vogliamo “occasioni mancate”, come si sarebbe detto prima del famoso film con Gwyneth Paltrow.
È il 19 settembre 1999, il Malmö sta giocando sul campo dell’Halmstad una partita fondamentale per poter sperare di rimanere nell’Allsvenskan, la serie A svedese. A tre minuti dal noventesimo viene concesso un rigore importantissimo per gli ospiti: stanno perdendo 2-1 e un pareggio in trasferta sarebbe preziosissimo per la classifica.
Sul dischetto, rubando la palla a compagni ben più anziani di lui, si presenta un giovane di 18 anni pieno di sé, che in quel momento è la stella della squadra giovanile e una promessa del calcio svedese: si chiama Tony Flygare. Ma qui avviene lo “sliding door”, la porta scorrevole che si chiude in faccia al giovane scandinavo. Tony infatti sbaglia il rigore, il Malmö a fine anno retrocede e lui vede la sua carriera stroncata. È sempre il 19 settembre 1999 e il Malmö sta giocando sul campo dell’Halmstad. Ma oltre a Flygare, c’è un altro giovane in campo che proprio quel giorno sta facendo il suo esordio in prima squadra col Malmö: si chiama Zlatan Ibrahimovic e la sua stella sarà invece destinata a brillare per molti anni nel firmamento del calcio mondiale. (more…)
Dopo la doppia sconfitta in Champions League patita dalle due maggiori squadre italiane del momento (Roma – Bayern Monaco 1-7; Olympiakos – Juventus 1-0), mi viene naturale fare una breve riflessione.
Ero un bambino, ma ricordo quando il Napoli vinse il primo Scudetto. Quello stesso anno, 1986-87, la squadra di Maradona vinse anche la Coppa Italia battendo l’Atalanta in finale. La squadra bergamasca quindi andò di diritto in Coppa delle Coppe, pur essendo retrocessa.
E nonostante fosse in serie B, l’anno seguente l’Atalanta riuscì ad arrivare fino alla semifinale della prestigiosa coppa europea, battendo una squadra blasonata come lo Sporting Lisbona nei quarti di finale e perdendo in semifinale solo contro i futuri campioni del Malines (squadra belga di prima fascia negli ultimi anni ’80).
Questo era lo specchio del calcio italiano fino a una ventina di anni fa: una qualunque squadra di metà classifica in Italia avrebbe lottato per lo scudetto in un qualsiasi altro campionato europeo.
È triste notare come adesso la situazione si sia totalmente capovolta: le squadre che si contendono lo Scudetto in Italia e che dominano sulle altre, lotterebbero per stare a metà classifica negli altri campionati europei.
E checché se ne dica, non credo sia solo una questione di crisi economica.
Il manifesto ha fatto scuola: eccezionali prime pagine di Gazzetta e Fatto Quotidiano oggi, 12 agosto 2014, sull’elezione di Tavecchio a presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio.
Prima pagina del Fatto Quotidiano – 12 agosto 2014
Prima pagina della Gazzetta dello sport – 12 agosto 2014
Nell’augurare a tutti un buon fine settimana e un buon divertimento con le finali del mondiale 2014, vi raccomando la visione di un video geniale: come sarebbero le azioni fallose del calcio nella vita di tutti i giorni? Ecco la risposta: