Intervista a Riccardo Michelucci sull’Irlanda del Nord
di Valerio Pierantozzi per EastJournal
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Una lunga guerra per conquistare l’indipendenza, la permanenza dei britannici nel nord est dell’isola, il prolungarsi di un sanguinoso conflitto e poi gli Accordi del Venerdì Santo firmati il 10 aprile 1998. Quel giorno sembrava aprirsi una nuova stagione per l’Irlanda. Ma nonostante tutto, e nonostante i media italiani non ne parlino quasi mai, il nord dell’isola è tutt’altro che pacificato. Chiunque abbia visitato Belfast negli ultimi anni si è accorto che la situazione rimane tesa, molto delicata e soprattutto ancora in divenire.
Ne abbiamo parlato con Riccardo Michelucci, giornalista di Avvenire di 43 anni, esperto e amante dell’Irlanda, e soprattutto autore del libro Storia del conflitto anglo-irlandese. Otto secoli di persecuzione inglese.
Partiamo dall’inizio: quanto la guerra civile in Irlanda del Nord può essere inquadrata come lotta religiosa (cattolici contro protestanti), nazionale (britannici contro irlandesi) o come sociale (classe abbiente contro povera)?