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Palestina: gelo diplomatico tra Svezia e Israele

10 novembre 2014

di Valerio Pierantozzi per EastJournal

STOCCOLMA – È scoppiata la crisi diplomatica fra Israele e Svezia, a causa del riconoscimento di quest’ultima della Palestina come Stato. Una “crisi” tutt’altro che improvvisa. Già agli inizi di ottobre infatti il neo primo ministro scandinavo Stefan Löfven, leader socialdemocratico e a capo di una coalizione di governo con i Verdi, aveva annunciato l’intenzione di dare uno “status” ufficiale alla Palestina.

La decisione

La Svezia è il terzo Paese dell’Europa occidentale ad avere ufficialmente riconosciuto la Palestina dopo Malta e Cipro, ma è il primo che lo fa da membro dell’Unione Europea.
“Il nostro riconoscimento è un contributo a un futuro migliore per una regione che per troppo tempo è stata segnata da distruzione, frustrazione e negoziati interrotti”, ha detto il ministro degli Esteri svedese Margot Wallström dalle pagine del quotidiano Dagens Nyheter. “Il Governo crede che ci siano tutti i criteri internazionali per il riconoscimento: c’è un territorio, sebbene con confini non definiti; c’è un popolo; e c’è un governo con capacità di controllo interno ed esterno”.

Ma quest’ultima è una mezza verità e il ministro lo sa molto bene. “È vero che l’Autorità Palestinese non ha il pieno controllo del territorio – spiega Wallström – ma la Svezia ha già riconosciuto Stati in passato (la Croazia nel 1992 e il Kosovo nel 2008) anche se questi avevano parti del territorio che sfuggivano al loro pieno comando”.

“Il riconoscimento comporta anche grandi responsabilità. Faremo richieste molto chiare alla Palestina, così come le facciamo ad Israele. Ciò comprende il combattere la corruzione, il rispetto dei diritti civili e politici, aumentare l’influenza delle donne [nella società]”.

E per concludere, il ministro degli Esteri Wallström lancia una stoccata agli alleati americani, che già un mese fa dopo le prime dichiarazioni di Löfven avevano parlato di “annuncio prematuro”: “Ci saranno quelli che polemizzeranno dicendo che la decisione di oggi sia prematura. Tutt’altro: io temo che sia tardiva”.

Le reazioni

Com’era prevedibile, la decisione svedese ha riscosso grande consenso da parte delle autorità palestinesi. “È un passo storico e coraggioso”, ha detto il presidente palestinese Abu Mazen. (more…)

E poi mi parlano di pace…

8 ottobre 2013

Fino a che i palestinesi non riconosceranno Israele come uno Stato ebraico [cioè come uno Stato “razzista”, per usare le parole di Gideon Levy, ndr] e non rinunceranno al loro diritto di ritorno, non ci sarà nessuna pace.

Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele.

Israele assume (e in tempo di crisi…)

9 dicembre 2010

Israele ha incaricato le sue ambasciate in dieci Paesi europei, fra cui il Regno Unito, di reclutare ognuna 1000 membri della pubblica amministrazione per agire come sostenitori delle sue politiche in una nuova offensiva di pubbliche relazioni”.

“Un cablo dal ministro degli Esteri è stato mandato alle ambasciate la scorsa settimana, con le istruzioni di Avigdor Lieberman, il controverso ed estremista di destra ministro degli Esteri, per adottare una serie di misure atte a migliorare la reputazione di Israele in Europa”.

fonte Guardian.co.uk

Medio Oriente

8 ottobre 2010

 

Avigdor Lieberman

 

Alla fine il ministro degli esteri israeliano Avigdor Lieberman ha vinto, costringendo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ad approvare un progetto di legge che obbligherà coloro che vogliono ottenere la cittadinanza israeliana a giurare fedeltà ad Israele quale “Stato ebraico e democratico“.

La cosa farà storcere il naso (per usare un eufemismo) agli arabi che abitano in Israele. Già per loro è normalmente più difficile ottenere il passaporto (spesso necessario per spostarsi, andare a lavorare e, quindi, vivere). Figuriamoci ora che devono giurare sullo “Stato ebraico”. Qual è il problema? Lo spiego subito.

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