Archive for the ‘Uncategorized’ Category

Il politicamente corretto

24 settembre 2021
politicamente corretto

Pisa, no grazie

20 luglio 2021

Sotto lo slogan: “Io non imbroglio nelle costruzioni”

In Svezia hanno appena rilasciato al pubblico questa reclame, chiaramente “made in Livorno”.

Si tratta della pubblicità di un negozio di prodotti per l’edilizia che, per far capire che vende articoli di qualità agli acquirenti, prende come esempio negativo la Torre di Pisa. Un modo per suggerire che la torre è pendente perché sono stati utilizzati materiali scadenti, mentre invece la merce che vende Byggmax è di prima qualità.

Una bella trovata pubblicitaria, non c’è che dire. Ma chissà che ne pensano a Pisa. E a Livorno.

Il bollettino del Terrore

27 ottobre 2020

Scrive l’agenzia Ansa del 27 ottobre 2020:

La Svezia, l’unico Paese al mondo che non ha mai imposto il lockdown, ha registrato 1.870 nuovi casi di coronavirus in 24 ore, il numero più alto dall’inizio della pandemia. Lo riporta il Guardian. Secondo l’Agenzia della salute svedese, in primavera i casi sono stati molti più ma non sono stati registrati per la mancanza di test. Il record precedente di casi di Covid-19 era stato 1.698 a fine giugno. Le vittime di coronavirus in Svezia sono 5.918.

Il dato è giusto. Peccato che è completamente decontestualizzato e – seppur scritto in maniera neutra – tende a spaventare il lettore e dare una lettura parziale della situazione svedese.

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Rampini e lo smart working (che non si chiama “smart working”, poi)

6 agosto 2020

2015: due intellettuali italiani discutono sul futuro del mondo

Il giornalista Federico Rampini se la prende in Tv con lo smart working.

“Bisogna fare pulizia dei sabotatori della rinascita italiana – ha detto in diretta, spalleggiato dagli altri ospiti -. Andiamo a guardare cos’è stato il crollo della produttività dei lavoratori pubblici che si sono fatti a casa il lockdown con il cosiddetto smart working“.

Secondo Rampini questa gente si è fatta “le vacanze a casa, il lockdown è diventato un alibi per i lazzaroni”.

Le polemiche e le risposte piccate per gli insulti gratuiti contro chi lavora nella pubblica amministrazione non sono mancate.

Ma per me il punto non è tanto quello. La questione che va sottolineata è come, ancora una volta, la classe dirigente italiana si dimostri completamente fuori dal tempo, incapace di comprendere la realtà che la circonda e bloccata nelle sue convinzioni e schemi mentali antiquati e sorpassati.

Perché la società e il mondo del lavoro, senza che Rampini e i suoi accoliti se ne accorgano, si evolvono molto in fretta; e il telelavoro e lo smart working (che non sono proprio la stessa cosa) rappresentano in realtà un futuro molto più vicino di quello che si pensi.

Molti datori di lavoro in tutto il mondo lo stanno capendo.

Rampini no.

Ciao Fulvio

26 gennaio 2017

Ho cominciato ad andare alla Croce del Sud di Pescara nel 1998 e da allora non ho mai mancato di passare neanche una estate con gli amici “alla Croce”. Certe stagioni me le sono fatte piene, soprattutto ai tempi dell’università: 4 mesi di mare non-stop. Ultimamente sempre di meno a causa del tempo, del lavoro, della distanza.

Ma chi non mancava mai alla Croce era lui, Fulvio, il bagnino. Lui c’era sempre, lì sotto l’ombrellone in riva al mare oppure a remare col suo moscone rosso. Sempre pronto a prenderti in giro e a farsi prendere in giro. Presenza costante e sicura della tua estate, sapevi che ti avrebbe deliziato con qualcuno dei suoi racconti surreali (o proprio irreali).

Durante la stagione invernale lo incontravi spesso a Don Gennaro a farsi un bicchiere di vino. E anche lì si notava a prima vista: la sua sola apparizione dominava su tutto il resto.

Fulvio oggi ci ha lasciato. E io non riesco proprio a immaginare come potrà essere la prossima estate senza di lui. Non riesco a capacitarmi, non riesco a capire.

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La Svezia e l’immigrazione: un po’ di chiarezza

11 febbraio 2016

di Valerio Pierantozzi per East Journal

Il dibattito sull’opportunità di accogliere o respingere i migranti tiene banco nella stampa italiana e anche la Svezia è stata tirata in mezzo alla questione: l’espulsione di 88mila persone da parte di Stoccolma ha fatto dire a molti che il modello dell’integrazione e dell’accoglienza è finito una volta per tutte. Ma come stanno realmente le cose?

Espulsioni

L’omicidio di una giovane 22enne svedese avvenuto all’interno di un centro di accoglienza per richiedenti asilo a Mölndal, per il quale è stato accusato un ragazzo 15enne ospite della struttura, ha avuto grande eco su tutta la stampa europea. Ma un’eco ancora più grande ha avuto – almeno in Italia – la notizia di qualche giorno dopo secondo cui la Svezia si preparerebbe a espellere circa 80mila persone che hanno fatto domanda per l’asilo politico.
“Ma come? Anche la civilissima e accogliente Svezia allora ne ha abbastanza di tutti questi immigrati”, è stato il tenore medio dei commenti nel Belpaese. Peccato che, se andiamo a guardare i numeri, non sia proprio così. La cifra di cui ha parlato il ministro degli Interni scandinavo Anders Ygeman, citato in un articolo dalla Bbc, è infatti solo una stima basata sulla tendenza degli anni passati.

Nel 2015 infatti la Svezia ha analizzato approssimativamente 58.800 richieste di asilo accettandone “solo” il 55%. Ecco che quest’anno quindi, mantenendo le stesse percentuali, le domande respinte (o meglio, quelle “non accettate”) salgono enormemente.

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Pillole di Svezia/10

1 luglio 2015

In questi giorni sto lavorando a un trasloco per conto di una azienda in Svezia che si trasferisce in un altro edificio.

Ed è una follia. Perché – utilizzando le parole che mi sono state riferite – in Svezia “la ditta che si occupa del trasloco non è ‘contenta’ se tutto il materiale non è messo negli appositi scatoloni“.

Quindi bisogna comprare (con una spesa non indifferente) decine di scatoloni dove mettere tutto quello che è presente negli uffici. Le classiche scatole di cartone tipo queste: (more…)

Intervista a Roberto Cammarelle

12 novembre 2014

Il 2 luglio 2009 ho intervistato il campione di pugilato Roberto Cammarelle. L’atleta delle Fiamme Oro aveva appena vinto (per rinuncia) la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo e io, da bravo cronista, ne approfittai per fargli qualche domanda.

Inoltre colsi l’occasione per scattarmi una foto insieme a lui. E’ uscita mossa, ma va bene lo stesso.

Dopo oltre cinque anni, posto quella intervista qui sul mio blog per il semplice timore che possa perdersi nei meandri del Web.

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E’ arrivato ad Avezzano (sede delle gare di pugilato) con il favore dei pronostici e la voglia di difendere la vittoria ottenuta ai Giochi di quattro anni prima ad Almeria. Ma l’oro questa volta è arrivato senza combattere, a causa del forfait dell’altro finalista, il croato Marko Tomasovic. In ogni caso per un pugile come Roberto Cammarelle, oro alle olimpiadi di Pechino e campione del mondo in carica, la vittoria ai Giochi del Mediterraneo di Pescara non sarebbe stata un problema nemmeno sul ring, tanta è la superiorità tecnica che ha sugli avversari. Ma quanto conta questa medaglia, in una carriera costellata di successi ben più importanti?
«Conta tanto, perché l’oro è sempre il metallo più prezioso e vincere è la cosa più bella per uno sportivo. Questi Giochi sono un appuntamento importante sia per me che soprattutto per il Coni, in quanto rappresentano una piccola olimpiade mediterranea. A maggior ragione quest’anno, dove sono stato il portabandiera, non potevo che vincere».

Come hai trovato i Giochi dal punto di vista organizzativo?
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Quando il fuoco si spegne

2 ottobre 2014

Sito di Repubblica Palermo, 30/09/14, ore 19,30

Sito di Repubblica Palermo, 30/09/14, ore 19,30

 

Qui trovate il link all’articolo. Ma il sommario potrebbe cambiare…

Buon compleanno!

8 luglio 2014