Il calcio professionistico – La storia di Martin Bengtsson

bengtsson

Martin Bengtsson è un musicista e scrittore svedese di 35 anni. Ma è anche un ex calciatore, un potenziale campione che si è stancato del mondo del pallone e si è ritirato giovanissimo, a soli 19 anni. La maggior parte degli sportivi non ha nemmeno cominciato una vera carriera a quell’età, lui invece aveva già accumulato abbastanza esperienza da non poterne più del calcio professionistico e di tutto ciò che gli gira intorno.

Ha scritto un libro nel 2007, “I skuggan av San Siro” (“All’ombra di San Siro”), in cui racconta la sua vita come giovane calciatore; dal testo è stato recentemente tratto anche un film, “Tigers”. È un libro molto interessante, almeno per chi ama il calcio. Racconta gli sforzi di un bambino col mito di Van Basten che ha da sempre il sogno di diventare calciatore professionista e sacrifica tutta la sua giovinezza in allenamenti estenuanti e quotidiani. Quando i suoi compagni di classe escono da scuola per divertirsi e iniziano a frequentare le ragazze, lui riserva il tempo libero per fare esercizi e migliorare la sua tecnica col pallone.

Diventa in breve una promessa del calcio svedese, viene chiamato in nazionale e in ritiri per selezioni giovanili. A soli 15-16 anni inizia a fare provini per squadre europee di prima fascia. E qui il suo racconto si fa particolarmente stuzzicante per i lettori, per quelli che magari vanno allo stadio ogni domenica ma non hanno idea di quello che succede nelle segrete stanze del dorato mondo del pallone.

Martin inizia a raccontare come funziona il sistema dei procuratori e dei talent scout, cosa succede quando si fa parte di una selezione primavera di una grande squadra, della competizione spietata per emergere e della pressione incredibile a cui questi ragazzini sono sottoposti. Pressione e solitudine che poi spesso si risolvono nello spendere i soldi dell’ingaggio in acquisti senza significato: le scarpe all’ultima moda che si accumulano nell’armadio, la macchina sportiva ad appena 18 anni, i vestiti che poi nemmeno si indossano.

Ma come si diceva, Martin a 15 anni inizia a fare provini per diverse squadre europee. Passa qualche giorno con l’Ajax dove incontra il suo idolo Van Basten, trova il coraggio per chiedergli una foto e il Cigno di Utrecht si dimostra molto gentile.

Passa poi una settimana a Londra aggregato al Chelsea.

Sono andato con un altro giocatore svedese dell’Hammarby. Ci piazzarono in un hotel di lusso vicino allo stadio del Chelsea. I cinque giorni a Londra diventarono alla fine solo allenamenti e partitelle. L’organizzazione della nostra settimana era tutt’altro che buona. Sul campo sapevamo quello che bisognava fare, anche se eravamo odiati da tutti come solo i giocatori in prova per un club possono essere odiati quando gli altri giocatori fiutano la concorrenza. Fuori dal campo però eravamo lasciati all’oscuro di tutto. Poteva succedere che all’improvviso un taxi comparisse fuori dall’hotel e iniziasse a suonare il clacson nell’attesa che scendessimo. Senza che nessuno ci avesse avvertiti di qualcosa.

Dovevamo andare ad allenarci?

Dovevamo giocare una partita?

Eravamo due punti interrogativi ambulanti in un hotel di lusso nel centro di Londra.

La settimana nel frattempo divenne piena di accadimenti strani, che ci facevano riconsiderare l’idea che avevamo sull’organizzazione di questo grande club. Il secondo giorno per esempio venni sgridato dal capitano inglese Graeme Le Saux perché avevo ingenuamente pensato che il cesto con i toast che si trovava all’ingresso degli spogliatoi fosse per tutti, e non solo per la prima squadra che aveva lo spogliatoio proprio di fianco. Sono riuscito appena a dare un morso… Le Saux era rosso in viso e sembrava sul punto di strozzarmi.

[…]

Quando il venerdì andammo a casa ero stanco dell’Inghilterra, della pioggia, dei vari fuck off, cunt, jerk e di tutte le altre parolacce, di capitani che potevano ucciderti per un morso a un pezzo di pane e di tutto il resto. Il che mi fece chiedere se mi trovassi in una colonia di bambini iperattivi piuttosto che in una squadra di calcio. Inoltre il cibo faceva schifo: l’Inghilterra deve essere l’unica nazione al mondo dove si mischiano tortellini e cipolla arrosto con salsa alla maionese.

Il diciassettenne centrocampista viene poi invitato dall’Inter e il provino va meglio che con Ajax e Chelsea.

Feci una buona impressione. Finii la settimana con un’amichevole contro la prima squadra in cui feci l’assist per il gol e perfino un tunnel a Marco Materazzi. L’italiano rispose poco dopo con una brutale entrata a forbice da dietro, ma alla fine ottenni gli applausi sia del pubblico che dell’allenatore della prima squadra Alberto Zaccheroni.

Bengtsson a 17 anni viene ingaggiato dall’Inter che lo aggrega alla Primavera. La società ha grandi progetti per il giovane svedese, vedendo in lui il nuovo Pirlo. Nel libro racconta, tra l’altro, com’era allenarsi spalla a spalla con dei grandi campioni.

Incontrare queste grandi stelle del calcio è probabilmente più eccitante da raccontare che da vivere in prima persona. La maggior parte di loro fuori dal campo erano tipi simpatici e regolari, mentre in partita alcuni si trasformavano in veri pazzi. Il tipico esempio di Dr. Jekyll e Mr. Hyde era il difensore Materazzi che al di fuori del campo era una persona molto simpatica, ma che quando giocava si lasciava andare ogni tanto ad azioni completamente irrazionali, le quali facevano sì che gli altri giocatori si tenessero ben alla larga da lui.

Il libro è molto interessante se si ha un interesse per il calcio. Ma in fondo non solo, perché racconta la storia di un ragazzo come tanti che non regge la pressione proveniente dalla società, dalla famiglia oppure da se stesso.

Martin arriva a 18 anni che si sente completamente svuotato; sul campo continua a giocare come sa, ma finiti gli allenamenti la sua vita non ha significato. E qui ci sarebbe da discutere sulle società professionistiche che spendono molto sui giovani dal punto di vista sportivo, ma molto poco dal punto di vista umano, scordando che in fondo hanno a che fare con adolescenti.

Martin si ritrova depresso, in una nazione straniera e pressoché senza amici. Tenta il suicidio e lo salvano per un pelo. Torna in Svezia dove gioca un altro anno prima di capire che non si diverte più col pallone tra i piedi e lascia il calcio definitivamente. Trova infine la sua strada nella musica e nella scrittura.

I Skuggan av San Siro purtroppo non esiste in italiano. Ed è un peccato. Lo consiglio comunque a chi conosce lo svedese.

 

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