La maturità di Donnarumma (per Gramellini)

Nel “Caffé” di oggi 5 luglio 2017, Massimo Gramellini parla della mancata “maturità” di Gigio Donnarumma, portiere del Milan che ha deciso di saltare l’esame di Stato per andarsene in vacanza a Ibiza.

Non leggo mai Gramellini. Stamane l’ho fatto per curiosità. Mi viene difficile elencare le scemenze che scrive nella sua rubrica. Ma proviamoci.

Il suo corsivo vuole fare un po’ di provocazione dicendo che in fondo se un 18enne è ricco e guadagna 6 milioni di euro all’anno, non ha bisogno di andare a scuola. E’ una provocazione. Tuttavia non gli riesce molto bene.

Dice il Gramello:

In un Paese dove la scuola fosse ancora un luogo di evoluzione culturale e umana, la scelta disimpegnata di Gigio sarebbe meritevole di indignazione. Ma da anni il sistema politico e una parte significativa di quello scolastico considerano lo studio soltanto uno strumento per trovare lavoro. Non chiedono più alla scuola di insegnare ai ragazzi un metodo di pensiero da utilizzare in ogni occasione, ma solamente le conoscenze pratiche per ottenere un impiego sicuro, peraltro sempre più raro. Non ci sentiamo forse ripetere come un mantra che certe materie astratte non portano a nulla e che bisogna mettere gli studenti in contatto con il mondo dei dispensatori di stipendio? Ma se la scuola serve solo a trovare lavoro, Gigio può infischiarsene di quel pezzo di carta, dato che lui un lavoro ce l’ha già e in un anno guadagnerà quanto tutti i suoi compagni di classe in una esistenza intera.

Tutta la premessa è già sbagliata. Perché la scuola già da un bel po’ non è solo un luogo di “evoluzione culturale e umana” (lo poteva essere nel 1800, adesso per fortuna ci siamo un po’ evoluti), ma anche (e non solo, chiaramente) un luogo che prepara il giovane al mondo del lavoro. Altrimenti esisterebbero solo scuole e università umanistiche, dove si studiano Platone, Omero, Seneca, latino e greco. Invece esistono anche istituti tecnici e professionali, università scientifiche e master in bioingegneria che sfornano fior di ragazzi in grado di primeggiare nel mondo del lavoro.

Inoltre –  ma questo è un pensiero personale che ho già espresso – in Italia ci lamentiamo sempre che i giovani non sono preparati ad affrontare il mondo del lavoro. Ma avviene esattamente perché nel Belpaese a scuola si predilige la cultura pura alla pratica sul campo, creando così dei dottissimi ragazzi incapaci di inserirsi nel mercato. E ciò non aiuta di certo a far diminuire la disoccupazione giovanile.

Tutto questo per dire che forse sì, Gramellini ha ragione anche se non lo sa (e non lo vuole sapere): per Donnarumma, che grazie alle sue qualità riesce a trovare un lavoro e a guadagnare bene anche senza finire la scuola, il diploma è totalmente inutile.

Ma non finisce qui. Perché Gramellini, forse nel terrore di non far capire al lettore che la sua era solo una provocazione, conclude scrivendo:

Magari tra qualche tempo cambierà idea e colmerà la lacuna, perché le cose iniziate è sempre meglio portarle a termine, anche solo per una questione di carattere. Oppure no, e in tal caso resterà iscritto per tutta la vita al club dei ricchi ignoranti, in Italia così frequentato che non correrà mai il rischio di soffrire di solitudine.

E in questa bellissima ultima frase si riassume tutto lo snobismo elettivo e pseudoculturale di una persona che fa il vicedirettore del Corriere della Sera e che si reputa più intelligente e dotta degli altri. Lo snobismo e il pregiudizio di una persona che pensa per stereotipi e ancora crede che diploma=cultura. E che Donnarumma – che comunque, è bene sottolineare, è andato a scuola; quello che gli manca è solo l’esame finale – un domani o già adesso non potrà farsi una cultura per cavoli suoi, leggendo libri e approfondendo gli argomenti che più gli piacciono. Senza passare da scuole o università.

Insomma, che dire: buon Caffè a tutti!

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