I Democratici Svedesi, la faccia pulita dell’estrema destra anti-immigrazione

Di Valerio Pierantozzi per East Journal

STOCCOLMA – Razzisti, xenofobi, a volte persino nazisti: sono solo alcuni degli epiteti con cui gli altri partiti definiscono i Democratici Svedesi (Sverigedemokraterna – SD), partito considerato populista e di estrema destra che nonostante l’ostracismo di tutto l’arco parlamentare e della stampa locale (o forse proprio grazie a questo) ha ottenuto ben il 12,9% all’ultima tornata elettorale di settembre 2014.

Le origini

Il partito nasce il 6 febbraio 1988 sulle ceneri del Bevara Sverige Svenskt (BSS – Mantieni la Svezia svedese) e come logo ha avuto per anni una fiaccola con i colori nazionali, sul modello del Movimento sociale italiano e del Fronte nazionale britannico.

Dopo il decennio dei ’90, in cui le connessioni con l’ala più radicale della società erano maggiori e non mancavano occasioni di vedere alcuni membri in pose “nazi”, negli anni duemila il partito ha cercato di “lavare via il proprio aspetto estremista” – come dicono molti analisti svedesi – per dare un’immagine di sé più moderata e democratica.

Il cambio di strategia è coinciso con l’arrivo ai vertici della cosiddetta “Scania gang” (o anche “Banda dei quattro”), un gruppo di dirigenti provenienti dalla Scania, la provincia più a sud della Svezia che ha per capoluogo Malmö. Il leader del partito nel 2005 diventa quindi il “capo” della gang, Jimmie Åkesson, un ventiseienne con occhialini da intellettuale e la faccia da bravo ragazzo.

Tutto quindi procede verso la normalizzazione del movimento: atteggiamenti e discorsi prettamente razzisti vengono messi al bando; gli estremisti sono cacciati dal partito; un fiore sostituisce la torcia come logo. Piccoli e grandi accorgimenti che in breve portano al successo.

L’affermazione

Con le elezioni del 2010 SD entra per la prima volta nel Riksdag, il parlamento svedese, ottenendo il 5,7% dei voti e 20 seggi. La Svezia, che fino a quel momento li aveva volutamente ignorati, si accorge di Åkesson e compagni.

La democratica, tranquilla e civile società svedese infatti si trova obbligata a fare i conti con un partito che sta aumentando i propri consensi e che, piaccia o meno, rappresenta una parte importante dell’elettorato. Fino ad allora i Sverigedemokraterna erano stati apertamente boicottati da tutti: i canali televisivi evitavano di intervistare i membri del partito, i giornali non concedevano molto spazio alle loro rivendicazioni, i segretari degli altri partiti si rifiutavano di confrontarsi con loro.

Questa tattica però alla lunga si è rivelata controproducente e, complici i problemi sociali derivati dalla forte immigrazione degli ultimi anni e la crisi economica che ha colpito anche la “ricca” Svezia, ha portato a un vero exploit elettorale per SD.

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