Francesco Maria Del Vigo intervista per il Giornale Roberto Alfatti Appetiti, che ha appena pubblicato il libro Tutti dicono che sono un bastardo. Vita di Charles Bukowski (edizioni Bietti). Ne esce fuori un quadro dello scrittore americano fuori dai soliti canoni letterari.
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Era un irregolare puro.
“Non era uno che strillava contro il sistema con la speranza di essere cooptato. Anche quando diventa un vip, rimane comunque il solitario di un tempo e continua a denunciare l’ipocrisia della società letteraria, marcando la siderale distanza dai salotti che contano. Ed è una cosa rara, se non unica. Perché spesso gli irregolari sono tali solo a tempo determinato, nella misura in cui essere contro è utile per conquistare un posto al sole e godere di una rendita di posizione, fosse anche di finta opposizione. Bukowski, invece, non faceva desistenze neppure con chi poteva avere i suoi stessi nemici. Non ha fatto niente che potesse facilitarlo. Basti pensare al pacifismo: lui era contro la guerra ma non ha goduto dei vantaggi di cui avrebbe potuto avvantaggiarsi uno scrittore pacifista. Perché era anche contro i pacifisti e ci teneva a farlo sapere”.
E in Italia c’è stato qualcuno un po’ come lui, nel suo solco di intellettuale irregolare e rigorosamente disorganico?
“Mi vengono in mentre tre personaggi che, non solo anagraficamente, possono essere accostabili a Bukowski. Luciano Bianciardi, altro non irreggimentabile, ribelle controvoglia, indisponibile a farsi arrabbiato di professione tanto era disinteressato al successo, al punto da dire che, per lui, successo era solamente il participio passato del verbo succedere. Giancarlo Fusco, poi, ne aveva anche la fisicità e il modus vivendi: l’aspetto poco raccomandabile, la trascuratezza nell’abbigliamento, la passione per il pugilato, l’alcol e le notti di baldorie. E poi, non ultimo, Nino Longobardi, che nutriva lo stesso irriducibile fastidio per gli opportunisti, per chi saltava sul carro dei vincitori improvvisandosi portavoce delle sorti magnifiche e progressive. Tutti e tre finirono nel mirino del partito comunista come renitenti. Tutti e tre hanno avuto vite brevi e difficili, ignorati o mal sopportati in vita e frettolosamente dimenticati”.
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Tag: alcol, beat generation, birra, Charles Bukowski, Francesco Maria Del Vigo, Giancarlo Fusco, letteratura, libro, Luciano Bianciardi, Nino Longobardi, recensione, Roberto Alfatti Appetiti, Tutti dicono che sono un bastardo, vino
3 Maggio 2014 alle 13:41 |
Bel post, mi piace! :)