Di Pietrangelo Buttafuoco per il Foglio del 31 ottobre 2013
Il ministro Kyenge ha detto: “Dentro ognuno di noi c’è uno straniero”. Siccome non è un’esistenzialista lei avrà di certo voluto alludere a qualcos’altro e però è vero, dentro ogni italiano, cittadino coatto della Repubblica italiana, c’è uno straniero.
Quando nessun ragazzo oggi sa cos’è il 21 aprile è chiaro che il 21 aprile è una data che poco vale con questa Italia. Quando nessuno più ha sulla punta della lingua i Sette Re di Roma è evidente che quelli, adorni solo delle zolle di una terra ormai fatta remota, non sono di casa in questa casa dove la memoria è solo un esercizio di pura coercizione per meglio far dimenticare chi fuor i maggior nostri.
È straniera a tutti Vesta, straniera all’orecchio è perfino quello scoccare della freccia di Diana, straniero è il Dio Giano e la ninfa Egeria per tutti è solo un’acqua minerale e stranieri dunque sono i poeti, fatti tutti anonimi, così i guerrieri, gli eroi, i santi e i navigatori.
Nell’affollarsi di una retorica che conosce solo l’immondo mondialismo l’unico destino di quella stirpe, fatta straniera, è l’esilio. Come capitò agli dèi dell’Acropoli e del Campidoglio quando, sopraffatti dall’impostura, dovettero lasciare Atene e Roma. Dovettero trovare rifugio in India per continuare ad abitare gli Elisi.
Solo chi non si muove è straniero.
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