Effettivamente me l’ero sempre chiesto e l’avevo sempre pensato: “Chissà perché le opere degli antichi romani sono ancora tutte lì dopo 2000 anni e i palazzi costruiti solo 50 anni fa ogni tanto vengono giù come carta pesta?”.E mi rispondevo sempre che l’architettura moderna faceva schifo rispetto a quella antica.
Ora è arrivata anche la conferma scientifica.
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ROMA (WSI) – “In secula seculorum”, nei secoli dei secoli. E così sia: una volta costruito un edificio, nell’antica Roma, ce ne si poteva dimenticare. Eccetto terremoti imprevedibili, tutti avevano la certezza che non sarebbe mai crollato. Perché l’impasto cementizio utilizzato ai tempi dell’Impero era meglio di quello che sappiamo fare oggi. Più resistente sì, ma anche più sostenibile dal punto di vista ambientale.
Per capirlo basta guardare le rovine romane ancora in piedi dopo oltre duemila anni. E a metterlo nero su bianco è uno studio di una squadra internazionale di scienziati, e potrebbe aiutare chi costruisce a farlo da qui in poi in maniera migliore. Gli scienziati e gli ingegneri hanno notato la resistenza all’erosione e all’acqua del cemento romano impiegato nella costruzione di porti, ancora pefettamente conservato in molti casi.
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