Ricordo che lo dissi subito, appena sentita la notizia: “C’è puzza di Servizi”.
Parlo della strage avvenuta in Francia, dove un ingegnere aerospaziale inglese di origini irachene, Saad al-Hilli, è stato ucciso insieme a sua moglie e alla madre di lei. Morto anche, perché passava di lì per caso, un ciclista francese di 45 anni, Sylvain Mollier, ingegnere nucleare.
Insomma, ci sono tutti gli elementi per pensare a qualcosa di grosso: le esecuzioni fatte in perfetto stile, l’identità dei personaggi in ballo, il mistero sul movente.
Ecco come ricostruisce la vicenda Daniele Raineri per Il Foglio.
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“Vedi quell’edicola in fondo alla strada?”, faceva dire Umberto Eco a uno dei personaggi ne “Il pendolo di Foucault”. Nel libro saltava fuori che il rapporto tra l’altezza e la base e le altre misure di quell’edicola qualsiasi erano tutti numeri dal significato misterioso, e rimandavano a nozioni esoteriche come la distanza tra gli astri o le proporzioni delle piramidi egizie. Insomma: è possibile costruire una teoria del mistero su tutto. Vale per un’edicola qualsiasi, figurarsi se non vale anche per il massacro a colpi di pistola di una famiglia irachena con passaporto britannico in una piazzola tra i boschi delle Alpi.
Mettiamo assieme i fatti misteriosi. Sylvain Mollier, il ciclista che è passato nel posto sbagliato al momento sbagliato ed è stato abbattuto, era un ingegnere specializzato nella metallurgia nucleare che lavorava per una compagnia francese, la Cezus, sussidiaria della più conosciuta Areva. La Cezus produce e tratta zirconio e derivati di grado nucleare per applicazioni nucleari – che sono usati anche in ingegneria aerospaziale per fabbricare missili e satelliti. Saad al Hilli, il capofamiglia iracheno, era anche lui un abile ingegnere aerospaziale. Lavorava a Guildford, nel Surrey, con una squadra impegnata in un progetto segreto legato a un colosso dell’ingegneria dei satelliti, l’European Aeronautic Defence and Space. Al Hilli negli anni 80 lavorò anche al centro di ricerche Rutherford Appleton, famoso nel suo campo a livello internazionale. Si occupava di un acceleratore di particelle gigante che poteva produrre materiale radioattivo. Due ingegneri con competenze potenzialmente militari uccisi nel giro di pochi minuti nella stessa piazzola.
Chi li trova? Un secondo ciclista che arriva alcuni minuti dopo, ed è un ufficiale in congedo della Raf, la Royal Air Force, l’aviazione militare britannica. Più che un bosco alpino, sembra un convegno. Poche ore dopo, con una procedura che non ha precedenti, l’ambasciata britannica a Parigi spedisce sulla scena del crimine una squadra di venti persone guidata dal numero due, Kara Owen. La tv locale Demain descrive i componenti della squadra così: “Sembrano militari”. La polizia francese nelle prime ore è poco abbottonata e dice di avere rinvenuto nella Bmw passaporti inglesi, iracheni, svedesi e degli Emirati arabi uniti.
Tre giorni dopo a casa al Hilli, nel Surrey, i militari arrivano sicuramente. Una squadra di artificieri scivola oltre la tenda gonfiabile messa davanti all’ingresso della bella casetta in finto stile Tudor dell’ingegnere iracheno per proteggere le loro attività da occhi indiscreti e la polizia fa evacuare le case vicine, come se temesse un’esplosione. Anche questa non sembra la procedura di routine in caso di omicidio.
L’articolo completo su ilfoglio.it
Tag: complotti, Daniele Raineri, francia, Il Foglio, mistero, Saad al-Hilli, servizi segreti, strage, Sylvain Mollier
18 settembre 2012 alle 04:47 |
[…] avevo scritto solo pochi giorni fa. Parlo della strage avvenuta in Francia dove hanno perso la vita varie persone, fra cui un cittadino inglese di origini irachene. Adesso […]