di Matteo Zola
Nella casa delle libertà ognuno fa un po’ quello che gli pare, recitava (invero con accenti più triviali) una battuta di Corrado Guzzanti dei primi anni Novanta. Oggi, a vent’anni dalla costruzione di quella casa in cui la libertà era sinonimo di licenza, restano macerie dirute su cui ancora si erige l’adulterio della verità. E’ infatti di queste ore il dibattito sulle dichiarazioni di Pietro Grasso, procuratore generale antimafia, il quale vorrebbe conferire un onore davvero eccezionale a Silvio Berlusconi, già primo ministro dal 1994 al 2011 con significative (ma forse insignificanti) interruzioni. “Darei un premio speciale a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia. Ha introdotto delle leggi che ci hanno ci hanno consentito di sequestrare in tre anni moltissimi beni ai mafiosi,” ha dichiarato Grasso alla trasmissione radiofonica la Zanzara,in onda su Radio 24.
Lo stesso premio non fu dato nemmeno a Benito Mussolini sotto il cui governo la mafia apparentemente scomparve. Apparentemente. Poiché, come ricorda Salvatore Lupo (in Storia della mafia dall’Unità ad oggi), la repressione fascista colpì la mafia militare facendo dei vertici di Cosa nostra dei protetti dal regime, in taluni casi ne fece anche parlamentari. E le affinità non mancano, sotto questo punto di vista, se pensiamo alla sentenza Dell’Utri e all’eroismo di Mangano nel proteggere (e connettere) la mafia al Palazzo, che si tratti di Arcore, Grazioli o Montecitorio.
Il premio auspicato da Grasso, per fortuna o purtroppo, semplicemente non esiste. Ma la questione non si chiude così. La proposta di Grasso ha fatto scattare all’inpiedi il magistrato Antonio Ingroia, che a Un Giorno da Pecora (trasmissione radiofonica di Radiodue) ha risposto alle domande sulle dichiarazioni di Pietro Grasso, il quale oltre ad aver elogiato l’operato del precedente Governo in fatto di mafia, ha attaccato Ingroia, reo di fare troppa politica. «Un premio a Berlusconi per la lotta del suo Governo contro la mafia? Non diamo meriti a chi non ce li ha» ha dichiarato con abituale slancio giacobino Ingroia. «Io non credo – ha ribattuto il pm siciliano- di aver mai fatto politica, ho solo espresso valutazioni sulla Costituzione e Riforma della giustizia, senza attribuire premi speciali a destra e a sinistra, come ha fatto Grasso parlando del premio a Berlusconi. Forse è più politica quella dichiarazione che le mie».
E sui meriti di Berlusconi: «Non è mai merito del Governo in carica, perché il Governo non ha nessun potere sulla magistratura, che opera in modo autonomo e indipendente». Ma c’è la possibilità che lei si candidi alle prossime politiche? «Non credo». Non credo, però, è ben diverso da “no”. «Io non posso privarmi in anticipo di quello che è un diritto costituzionale», ha detto Ingroia.
Gli inquilini della vetusta casa delle libertà hanno presto rintuzzato l’offesa per bocca degli onorevoli Bondi e Cicchitto: «Le dichiarazioni del dottor Ingroia sarebbero comprensibili e accettabili se pronunciate in un’aula parlamentare o a nome di una parte politica. Nella veste di magistrato, invece, simili affermazioni fanno capire a quali livelli di politicizzazione sia giunta una parte della magistratura». Quasi un invito a darsi alla politica. Che la casa delle libertà abbia come giardino il Getsemani?
Tag: Antonio Ingroia, Mafia, Matteo Zola, Mussolini, Pietro Grasso, Salvatore Lupo, Sicilia, Silvio Berlusconi
24 Maggio 2012 alle 01:33 |
“Non è mai merito del Governo in carica, perché il Governo non ha nessun potere sulla magistratura, che opera in modo autonomo e indipendente…”
dico solo “bah!”