Il guaio più grosso (o la grande fortuna) dell’essere umano è che il passare degli anni è direttamente proporzionale all’applicabilità su di lui del primo principio di Newton.
Questo per dirla come aforisma. Spiegandolo, in fondo, il concetto è abbastanza semplice.
Isaac Newton nel primo principio della dinamica sosteneva testualmente: “Corpus omne perseverare in statu suo quiescendi vel movendi uniformiter in directum, nisi quatenus illud viribus impressis cogitur statum suum mutare”. Che tradotto, per dirlo in parole povere, significa che un corpo persevera nel suo stato (che sia di quiete o di moto) se non interviene una forza esterna a mutarne la situazione.
Ecco, è perfettamente applicabile all’uomo adulto. Infatti finché si è giovani si è pieni di vita, si ha voglia di fare, si ha il coraggio di cambiare. Non è assolutamente un caso che le rivoluzioni le facciano i giovani nella maggior parte dei casi, perché sono gli unici che hanno voglia di mettersi in gioco, che pensano ancora in grande, che avendo un futuro davanti lo sperano migliore o comunque lottano per realizzare i propri sogni.
Non è un caso, allo stesso modo, che sono sempre i giovani ad accettare maggiormente di cambiare lavoro o di progettarne uno nuovo. Le start up – che poi non sono altro che iniziative imprenditoriali – più innovative vengono proprio dai giovani, da chi ha le idee più nuove. Da chi ha ancora voglia di spaccare il mondo.
Anche nei sentimenti è così. Finché si è giovani si cambiano partner e essere lasciati o lasciare a propria volta è molto più facile e frequente. Con il trascorrere del tempo invece si pensa al matrimonio, alla stabilizzazione degli affetti, a costruirsi una famiglia.
Infatti con il passare degli anni ci si adagia. Si cerca disperatamente una posizione fissa che ci faccia muovere il meno possibile, in tutti i sensi. Il posto fisso, la casa fissa, la famiglia fissa, i luoghi fissi, gli amici fissi. Voglia di cambiare? Zero. In nessun campo.
Questo, appunto, a meno che non intervenga una forza esterna a mutare la situazione. Infatti quando un cinquantenne perde il lavoro – come accade purtroppo piuttosto spesso negli ultimi tempi in Italia – scende in piazza a protestare. E la sua protesta è molto più forte in questi casi di quella che potrebbe attuare un giovane. In gioco infatti non c’è un futuro ancora di là da venire e che appare abbastanza lontano, ma tutto quello che si è costruito in una vita intera.
Cosa comporta il principio di Newton applicato alla razza umana? Tante cose. Mi verrebbe da dire quasi che l’essere umano in fondo muore molto prima del suo decesso biologico. La voglia di vivere – di fare, di spostarsi, di cambiare, di sfidare se stessi e gli altri – in fondo spesso se n’è già andata quando diventiamo vecchi. La morte suggella solamente uno stato di fatto.
In generale comunque è innegabile che passati i trenta in molti casi ci ingrigiamo, diventiamo più apatici e pigri. Tutta la voglia e i sogni che avevamo da adolescenti passano per sempre.
Resta da vedere, come detto all’inizio, se questa sia una grande fortuna o invece un grosso guaio.
Ecco: è un po’ di giorni che mi girava per la testa questa cosa. Finalmente l’ho scritta.
Tag: essere umano, filosofia, prima legge di newton, primo principio della dinamica, scienza, uomo
25 aprile 2012 alle 11:32 |
il principio di Newton applicato alla ” comune” razza umana
26 aprile 2012 alle 22:27 |
è un grosso guaio. ed è quasi impossibile combattere quest’innato grigiume che ci travolge (o ci travolgerà, o ci ha già travolti).
27 aprile 2012 alle 00:44 |
nulla è impossibile a meno che tu non decida che lo sia
29 aprile 2012 alle 19:51 |
quante banalità…nel post e nei commenti!!!