Le bombe pacifiste e le non-bombe cattivissime

Il 16 gennaio scorso esce questo lancio di agenzia:

(AGI) Roma – Giulio Terzi ritiene che sia “molto basso” il rischio che Israele attacchi l’Iran, anche se “dipende dalla capacità della comunità internazionale di convincere la leadership iraniana a sedersi al tavolo dei negoziati, a rispettare le risoluzioni Onu e a terminare il suo programma nucleare che si ritiene abbia uno scopo militare“. Così il ministro degli Esteri. Il titolare della Farnesina è invece convinto si debba proseguire con determinazione con le sanzioni “sul sistema economico iraniano”, che, “porteranno a divaricazioni interne alla leadership iraniana e convinceranno l’Iran a rispettare le risoluzioni dell’Onu”. Alla domanda se si facciano due pesi e due misure tra la l’atomica che Teheran sta cercando di ottenere e bomba israeliana, Terzi, dopo aver premesso che l’esistenza dell’ordigno di Tel Aviv “non è mai stata dichiarata”, ha concluso che se comunque Israele l’avesse, avrebbe “finalità pacifiche”.

Se non fossimo in Italia, tutto ciò sarebbe delirante.

Il ministro degli Esteri tuona di bloccare il programma nucleare iraniano perché “si ritiene” che esso sia a scopo militare. L’Iran ha sempre dichiarato che le sue centrali sviluppano il nucleare a scopo pacifico. Tanti analisti lo ammettono. Per capirsi, le centrali iraniane arricchiscono l’uranio al 20% (cioè entro i limiti stabiliti dalla legge internazionale dell’Aiea – Agenzia internazionale energia atomica). Per arrivare a un uranio utile per una bomba atomica, dovrebbe essere arricchito al 90%. Mi pare manchi ancora molto.

Ma il programma “si ritiene” possa avere scopi militari,  allora va bloccato. Bene. Ma allora, gli domandano, delle circa 200 testate nucleari che ha Israele? Non diciamo niente al riguardo? Non è che il giudizio è un po’ sbilanciato?

No, risponde Terzi. Perché: 1- Israele non ha mai ammesso l’esistenza delle sue bombe atomiche – anche perché a differenza dell’Iran, non ha mai accettato il Trattato di non proliferazione nucleare e quindi non è obbligato a rispettarlo (da notare, quindi, che nel caso di Israele i “si ritiene” non valgono); 2- Anche se avesse testate nucleari, le avrebbe per “finalità pacifiche”.

Tutto ciò è davvero commovente. Ma nel senso che viene da piangere.

Speriamo che Giulio Terzi almeno l’abbia imbroccata giusta dicendo che non pensa che Israele possa attaccare l’Iran. D’altronde lui è ben inserito in quegli ambienti. Giulio Terzi di Sant’Agata è stato infatti ambasciatore d’Italia in Israele dal 2002 al 2004 e pare che la sua candidatura alla Farnesina sia stata caldamente sponsorizzata dall’amministrazione americana.

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