La megliocrazia???

Massimo Gramellini, nella sua rubrica di ieri 3 novembre, propone una nuova forma di governo: la megliocrazia. Ecco cosa scrive:

Mai come in queste drammatiche ore ci sentiamo di dar ragione all’economista Luigi Zingales quando dice che l’Italia è una peggiocrazia, il governo dei peggiori. La prevalenza del cretino, o comunque del mediocre, raggiunge la sua apoteosi in quella caricatura di democrazia che è diventata la nostra democrazia. Oggi qualsiasi persona di buonsenso, di destra o di sinistra, riconosce che questa politica svilita dai clown e dalle caste dovrebbe affidarsi ai seri e ai competenti. Figure alla Mario Monti, per intenderci. E ce ne sono tante. Ma qualsiasi persona di buonsenso sa anche che, se i Mario Monti si presentassero alle elezioni, le perderebbero. Perché non sono istrionici né seducenti. Verrebbero surclassati da chi conosce l’arte della promessa facile e dello slogan accattivante, in quanto una parte non piccola degli elettori è così immatura da privilegiare i peggiori: per ignoranza, corruzione, menefreghismo.

Dirò una cosa aristocratica solo in apparenza. Neppure le sacrosante primarie bastano a garantire la selezione dei migliori. Per realizzare una democrazia compiuta occorre avere il coraggio di rimettere in discussione il diritto di voto. Non posso guidare un aeroplano appellandomi al principio di uguaglianza: devo prima superare un esame di volo. Perché quindi il voto, attività non meno affascinante e pericolosa, dovrebbe essere sottratta a un esame preventivo di educazione civica e di conoscenza minima della Costituzione? E adesso lapidatemi pure.

Intanto, mi correggo subito. La megliocrazia non è nuova, è semplicemente la traduzione raffazzonata di “aristocrazia”, ovvero “governo dei migliori”. Ma comunque, visto che vuoi essere lapidato, caro Massimo, comincio pure.

È paradossale che proprio io mi trovi a fare la difesa della democrazia. Io non sono un fan della democrazia né sono democratico. Ma se una cosa del genere la scrivo io sul giornale, come minimo mi danno del fascista e poi forse mi arrestano pure. Invece lo fa Gramellini, e tutti a dire benebravobis.

Non sono assolutamente d’accordo con quello che dice Gramellini. Se accettiamo le regole della democrazia, le dobbiamo accettare fino in fondo, non solo se si vota chi piace a noi (come fanno alcuni Stati). Il suffragio universale è una conquista soprattutto della sinistra, dei cosiddetti progressisti, tra l’altro. E fa abbastanza ridere che siano proprio loro adesso a strepitare di volerlo limitare, solo perché a vincere (grazie all’ignoranza? Può darsi, ma tutto da verificare) è l’avversario berlusconide.

Invece arriviamo anche a questo. Insomma sorpassiamo alla grande gli Stati di cui sopra. Non, come fanno loro: “il voto è valido se vince il candidato amico”; ma di più: “puoi votare solo se voti il candidato amico”. Così stronchiamo il problema alla base. Sai che noia sennò contare tutte quelle schede inutilmente…

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4 Risposte to “La megliocrazia???”

  1. moni Says:

    A me Gramellini piace sempre. Non credo il suo pensiero debba essere interpretato esattamente come pensi tu. Lo vedo semplicemente come un invito a superare il voto superficiale dato giusto per mettere una croce, riflettendo piuttosto sui bisogni del nostro Paese e sulle enormi potenzialità di crescita (purtroppo allo stato cristallizate) del popolo italiano. Io renderei la Costituzione della Repubblica Italiana materia di studio sin dalla scuola elementare.

  2. l'irregolato Says:

    io sono parzialmente d’accordo con gramellini ma non sulla questione dell’educazione civica e della costituzione (compendio di principi in parte privi di contenuto concreto ed in parte generalmente riconosciuti e mai messi in discussione da nessuno). Si dovrebbe invece fare un test di “consapevolezza” nel senso di verificare se gli elettori sanno veramente chi stanno votando, quali sono i programmi e i valori di base degli schieramenti (politica fiscale, politica estera, sicurezza, finanze ecc.).
    Ovviamente a nessuno si negherà il voto, ma ad ogni voto verrà dato un coefficiente di consapevolezza, così un voto consapevole (a prescindere dal partito al quale è dato) dovrà avere un peso specifico superiore rispetto al voto di chi mette una croce a casaccio sulla scheda.
    Ribadisco che la democrazia portata all’estremo è un cancro …..summum ius summa iniuria!!!
    certo, se poi ti urta il fatto che lo dica gramellini è un altro discorso, ma se svincoli il concetto dal suo latore potresti essere d’accordo anche tu

  3. moni Says:

    parzialmente daccordo con irregolato. Dissento solo sullo svilimento della Carta Costituzionale: sembrano principi generalmente riconosciuti, ma lo sono solo perchè “qualcuno” li ha messi per iscritto e consacrati in un testo che è alla base della nostra Repubblica Democratica.

  4. Redazione Says:

    Salve a tutti, dico la mia. Mi considero un democratico radicale. Quello che Gramellini propone a me piace molto. Non si tratta di aristocrazia, la differenza è sottile. Democrazia e suffragio universale non sono sinonimi. La democrazia è una forma, come tale può mutare nei secoli. La repubblica della Roma antica era una democrazia, solo che ad accedere ai diritti democratici erano i ricchi (senatori, quindi nobili, quindi proprietari terrieri). Era un’aristocrazia che esercitava democraticamente il proprio potere. Le decisioni del Senato erano infatti democratiche (dibattito, deliberazione, elezione). Una forma rudimentale di democrazia, per carità. Lasciamo perdere tappe intermedie e facciamo un salto avanti di 18 secoli e leggiamo “On Liberty” di John Stuart Mill. Filosofo liberale che nei neonati Stati Uniti cercava di costruire e proporre la miglior forma di governo. Egli riteneva che il diritto di voto fosse una componente fondamentale della democrazia (certo non l’unica). Riteneva però che occorresse tutelare le masse incolte da sé stesse o, meglio, da quei politici e capopopolo che con retoriche populiste ne avrebbero ottenuto il consenso prendendole letteralmente in giro e governando solo per proprio tornaconto. Il modo per tutelare le masse da Sè stesse e dai politicanti profittatori era limitare il diritto di voto. A chi? Ai colti. Facile all’epoca: cultura e aristocrazia erano tutt’uno. Solo le classi ricche accedevano a studi. Eppure quel modello mi persuade e non è diverso dall'”esame di voto” che propone Gramellini. Stuart Mill non partiva da una supposta superiorità dell’aristocrazia, cercava un discrimine “democratico” e lo trovava nel grado di acculturazione. Secondo lui acculturazione e consapevolezza andavano di pari passo. All’epoca non c’era ancora la “cultura media”, che tutto banalizza e abbruttisce. Oggi sarebbe più complesso proporre un modello siffatto. Ma nelle parole di Gramellini c’è l’eco stonata di Stuart Mill.
    Quello che mi dispiace è che si ritenga la democrazia come qualcosa di “sinistra”. E’ sinistro. La democrazia è una forma, un meccanismo pensato per garantire diritti al più ampio numero di persone evitando la concetrazione del potere. Non solo, pensato anche per garantire a tutti uguale punto di partenza. Garantire a tutti uguale punto d’arrivo è omologazione, e questo è una diffusa perversione del pensiero egualitarista. Attenzione dunque: di cosa stiamo parlando. Di democrazia in senso proprio o di suoi derivati? Temo che l’anti-democrazia nasca da una ignoranza effettiva di cosa è la democrazia confondendo quest’ultima con le recenti e raffinate forme di omologazione e “demi-regime” che di democrazia hanno il nome e non la sostanza.
    Scusate la prolissità.
    Un salutp

    Matteo

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