Per fortuna se ne accorge anche qualcun altro. Ecco cosa scrive Michele Anselmi del Riformista riguardo l’editoriale di Alberoni sui giovani e la musica drogata.
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E il rock sconvolse Alberoni
di Michele Anselmi
Alberoni, ma che stai a di’?
Torna utile il titolo di una rubrichetta del Foglio, nata per sfottere l’eloquio immaginifico di Nichi Vendola, a proposito di quanto teorizza il sociologo sulla prima pagina del Corriere della Sera. State a sentire: «Tutta la musica italiana, anche negli anni Sessanta, da Modugno a Endrigo a Mina a Battisti, esprime i sentimenti abituali, l’amore. Il rock no. È americano, nasce dall’espansione di sé, dal superamento delle emozioni normali. È espressione di esperienze parossistiche possibili solo con la droga. E anche chi ascolta questa musica in concerto o in discoteca, spesso, per viverla, deve fare lo stesso». Per fortuna che scrive «spesso».
Chissà dove vive Alberoni. Da quando fa il presidente del Centro sperimentale di cinematografia (troppo tempo ormai) deve aver perso il rapporto col mondo reale, magari vede troppi film. Partendo dalla morte prematura di Amy Winehouse, artista certo disturbata ed eccessiva, ma non proprio da ascrivere alla famiglia del rock, l’esperto di amore & sentimenti descrive una realtà inesistente, mischiando concerti e discoteche, sigarette di marijuana e pasticche di extasy.
Gli viene addirittura «spontaneo» il confronto tra Jim Morrison e Giacomo Puccini: l’uno componeva “Light My Fire” sotto l’effetto di sostanze lisergiche, il secondo “La fanciulla del West” nel silenzio del lago di Massaciuccoli. Ma che significa?
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Tag: Corriere della Sera, droga, Francesco Alberoni, giovani, Il Riformista, Michele Anselmi, musica, rock
2 agosto 2011 alle 14:38 |
alberoni si cala le paste !
2 agosto 2011 alle 14:41 |
Sì, e Michele Anselmi è un grande