Chi vuole cancellare il Web

Alessandro Longo per l’Espresso

Lo chiamano ‘diritto all’oblio’. Ma rischia di diventare l’alibi con cui i politici vogliono eliminare dalla Rete il loro passato imbarazzante: una condanna penale, una scemenza detta anni prima. E hanno già pronta una legge apposta.

Gli esperti lo chiamano “diritto all’oblio” ed è una questione gigantesca, figlia dell’era di Internet. In sintesi, è il diritto di ogni cittadino a non essere ricordato sui media (Web compreso) per qualcosa che non riflette più la sua identità. Una piccola condanna penale di tanti anni fa, una bravata giovanile, una “vita precedente” di cui oggi magari si è pentiti o da cui comunque ci si sente lontanissimi.

Un diritto che si scontra con l’enorme potenziamento dell’informazione permesso da Internet. La Rete infatti ha la memoria lunga: ricorda tutto e, per di più, permette a tutti di accedere a fatti e notizie del passato. “Prima bisognava bussare alla porta delle redazioni o entrare in biblioteca per scoprire vecchie notizie di cronaca su persone o aziende. Ed era difficilissimo trovarne, spulciando pagina per pagina. Oggi basta digitare un nome su un motore di ricerca e si trova tutto”, spiega Francesco Pizzetti, presidente dell’Autorità per la privacy. I vari Garanti europei stanno appunto lavorando al problema, così come la Commissione europea, che presenterà nelle prossime settimane una normativa sul diritto all’oblio ai tempi del Web.

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