Il 25 novembre 1970, 40 anni fa, moriva Yukio Mishima. Lo scrittore e intellettuale giapponese si tolse la vita facendo seppuku. Marcello Veneziani ne ricorda la figura e l’influenza che ebbe – e che ha – su molti giovani italiani.
Andammo in palestra, dopo quel libro, tra i manubri e i pesi, sulla scia di Mishima e del suo acciaio per scolpire il corpo all’altezza dei pensieri e per dare una vita ardita a un’indole intellettuale. Correvamo a torso nudo d’inverno con alcuni pazzi amici per andare incontro al sole. Dopo una corsa di dieci chilometri c’era un ponte che era la nostra meta finale perché sembrava che corressimo verso il cielo.
Arrivavamo sfiniti ma a testa alta, con uno scatto finale, e una benda rossa sulla fronte. Pazzi che eravamo, illusi di gloria. Ridicoli*. Vedevamo il sole come obbiettivo, non guardavamo sotto, all’autostrada, che banalmente scorreva sotto il ponte. Eravamo nella via del Samurai, mica sull’asfalto. Inseguivamo il mito. Un mito impolitico, che ci portava lontano dall’impegno militante e ci avvicinava a quella comunità eroica che Mishima aveva fondato due anni prima di darsi la morte.
Marcello Veneziani su Il Giornale
*Ridicoli? No. Semplicemente giovani. E pieni di vita.
Tag: bushido, eroismo, Giappone, Il Giornale, Marcello Veneziani, samurai, seppuku, Sol levante, Sole e acciaio, Yukio Mishima
25 novembre 2010 alle 21:29 |
segnalo anche questo articolo di Gabriele Adinolfi in merito:
http://www.noreporter.org/index.php?option=com_content&view=article&id=15103:mishima-e-il-suo-secondo&catid=8:storiaasorte&Itemid=19