Ossigeno

Venerdì 6 agosto il manifesto ha pubblicato un altro mio articolo sulla vicenda Bianchi Vending (di cui ormai sono il massimo esperto mondiale). Lo copio/incollo qui di seguito.

Bianchi ritira le mobilità (per ora)
L’incontro fra le parti al ministero dello Sviluppo, ieri, è servito almeno a smuovere le acque per la Bianchi Vending. L’azienda produttrice di distributori automatici versa in una cattiva situazione finanziaria e rischia di chiudere la filiale di Pescara. Gli operai sono quindi in stato di agitazione. Ancor di più da quando è stata proposta la mobilità per 78 degli 82 dipendenti.

All’incontro di Roma erano presenti oltre ai sindacati e al presidente esecutivo Giuseppe Viola, anche Felice Di Leo in rappresentanza del ministero. Alla fine, l’azienda si è impegnata a ritirare la richiesta di mobilità per i lavoratori, a patto che tornino al lavoro il 23 agosto, al rientro dalle ferie. Inoltre si impegna a mantenere la produzione del «freddo» esclusivamente a Pescara almeno fino al 30 agosto, rinunciando a trasferirla a Bergamo. Per fine mese infine ci sarà un nuovo appuntamento fra le parti per discutere sul futuro dell’azienda. L’accettazione della proposta verrà comunque votata dall’assemblea dei lavoratori pescaresi, questa mattina.

«È fondamentale che ripartano le attività produttive», afferma il presidente Viola. «Il riavvio non può che portare una ventata di ottimismo, anche per i finanziatori che così possono essere maggiormente invogliati a investire nella Bianchi».

L’incontro di ieri è stato quindi positivo anche per i vertici. «Ho percepito una posizione non più intransigente da parte dei sindacati», spiega Viola. «Anche a causa di questo atteggiamento favorevole si è deciso di sospendere la richiesta di mobilità». E per il futuro? «La speranza è quella di superare la crisi. In ogni caso la nostra priorità deve essere quella di salvare l’azienda».

Nella mattinata di ieri l’assemblea dei lavoratori ha poi accettato la proposta dell’azienda. Si tornerà quindi a lavorare il 23 agosto. E poi chi lo sa.

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